Firenze, Biblioteca Nazionale. L’idea di arruolare i professori precari Edoardo Semmola Corriere della Sera 25/7/2018
Firenze. È un gigante impantanato nel fango, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: non galleggia né affonda, vive, anzi sopravvive in condizione di emorragia perenne di personale. E quindi di competenze, saperi, funzioni: erano 400 tra bibliotecari, addetti alla vigilanza, archivisti, restauratori, amministrativi prima dell’ultimo concorso, nel 1986. Sono in 149 oggi, con una media d’età di oltre 60 anni. Di fronte a una pianta organica che fissa a quota 185 la soglia di sopravvivenza.
«La situazione è diventata insostenibile» è la frase più ripetuta, come un mantra, in tutti gli uffici. Dalla direzione fino alla portineria. Il blocco del turn-over ha impedito qualsiasi ipotesi di ricambio generazionale e di trasmissione delle conoscenze. Uno stillicidio divenuto crisi endemica, sfociata due giorni fa nell’appello inviato al ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, firmato da 87 intellettuali e professori delle più prestigiose università del mondo. L’ultimo atto di una lunghissima serie di tentativi di sensibilizzare la politica — le stanze del Collegio Romano per i fondi, la Funzione Pubblica per i concorsi — affinché metta fine a questo circolo vizioso. Si tratta, come recita l’appello, di salvare «la memoria d’Italia».
In fondo, in Biblioteca Nazionale, è conservata l’intera storia del Paese stampata su carta: quasi 9 milioni di monografie, 25 mila manoscritti, un milione di autografi, 4 mila incunaboli, 29 mila edizioni del XVI secolo, 137 chilometri lineari di volumi con un incremento annuo di quasi 1 chilometro e mezzo.
Per anni la Biblioteca è andata avanti con le forze aggiuntive dei volontari del Servizio civile e degli interinali assunti tramite fondazioni bancarie, in continua rotazione. Legge Fornero alla mano si stima che nel 2020 i bibliotecari rimasti saranno 10. Quando la pianta organica ne prevederebbe almeno 42. Il primo concorso dopo tre decenni, indetto lo scorso anno per 500 posti, ha portato lungo l’Arno un rinforzo di 5 unità. Meno di un palliativo.
E adesso? L’ultima trovata proviene dal neo ministro Bonisoli: siglare un accordo con il ministero dell’Istruzione per impiegare come bibliotecari gli insegnanti precari. Basterà? E, soprattutto, accetteranno? Si cercano volontari.
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