«Terre in movimento» Paolo Conti Corriere della Sera - Roma 11/5/2019
Il titolo della mostra, Terre in movimento, che rimarrà aperta al Maxxi fino al 1 settembre 2019, risente esplicitamente dell’etimologia latina della parola terremoto, ovvero terrae motus, movimento della terra. Un’azione, il movimento, che rinvia a molteplici significati. Il «movimento» del sisma 2016 ha per esempio modificato per sempre il magnifico paesaggio naturale delle Marche ma ha anche frantumato secolari rapporti socio-familiari devastando centri urbani, case private e chiese, palazzi, monumenti, oggetti privati e capolavori d’arte.
Su questo «movimento» indagano i tre fotografi protagonisti della mostra, Olivo Barbieri, Paola De Pietri e Petra Noordkamp. Il progetto è curato da Pippo Ciorra, senior curator del Maxxi, con il Soprintendente delle Marche, Carlo Birrozzi, in collaborazione con Cristiana Colli. I tre hanno lavorato nelle aree interne della provincia di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo. Olivo Barbieri propone tre possibilità: visione dall’alto, dal basso o «da vicinissimo». Si occupa del patrimonio culturale danneggiato e certe immagini (come quella che mette insieme una mano di legno, una scala, una croce danneggiata, un martello, un arredo liturgico) offrono una sintesi della profonda lacerazione vissuta col terremoto.
Paola De Pietri si è concentrata sulle case (una foto con uno specchio domestico perfettamente conservato in un’abitazione devastata), dunque sugli oggetti pieni di significati e di ricordi, sui cantieri per le nuove case, sui tanti «pezzi» di vita quotidiana ritrovati e non ancora reclamati. Petra Noordkamp (il suo progetto è stato realizzato grazie anche al sostegno dell’ambasciata dei Paesi Bassi) lavora sulla persistenza della memoria (il palazzo ingabbiato dai sostegni metallici, per esempio) e soprattutto su Arquata del Tronto e su Visso. Anche lei ci riporta la grande arte marchigiana ferita, spesso miracolosamente salvata e ora imballata.
L’intero progetto è sostenuto dalla presidente del Maxxi Giovanna Melandri e dal direttore di Maxxi Architettura Margherita Guccione. La committenza (Maxxi, Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio delle Marche, Associazione Demanio Marittimo Km 278) non ha indicato una semplice documentazione dei danni ma, come spiega Pippo Ciorra, di raccontare «quel qualcosa di immateriale che è sospesi sui luoghi, ogni giorno più a rischio, e che è ancora in attesa di essere “restaurato”». Ovvero l’identità di quelle terre, il contesto, le storie personali e collettive.
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