Caserta. Lampis : così dopo Felicori ho messo ordine nella Reggia Mirella Armiero Corriere del Mezzogiorno - Campania 31/5/2019
«Lavoro da anni nei beni culturali: per due decenni alla direzione degli Affari culturali della provincia di Bolzano, mentre sono alla direzione generale dei musei dal 2017. Ogni volta che concludo un incarico stendo un report, perché credo nella trasparenza. Certamente alla Reggia mi aspettavo una situazione più strutturata». Antonio Lampis, direttore ad interim a Caserta dopo l’uscita di Mauro Felicori, tra qualche giorno lascerà l’incarico a Tiziana Maffei, nuova direttrice designata dal Mibac. Prima di arrivare al prestigioso incarico di direttore generale dei musei italiani, ha svolto il suo lavoro anche al ministero dell’Interno e alla presidenza del Consiglio.
«Dopo l’uscita di Felicori ho dovuto prendere alcuni provvedimenti in materia di sicurezza e di amministrazione. Ci sono stati molti pensionamenti, ho dovuto anche intervenire nel regolamento della concessione degli spazi e sui biglietti».
Dunque la gestione del superdirettore Felicori non è stata del tutto convincente?
«In realtà io credo che tutti i direttori arrivati con la riforma siano stati abbastanza eroici perché hanno dovuto affrontare il passaggio dalla gestione funzionariale a quella manageriale tra enormi difficoltà. Felicori ha dovuto vedersela con concessioni scadute e carenza di organico. Lungi da me fare polemica, però ritenevo di trovare una situazione più assestata. Però non voglio né promuovere né bocciare, perché il passato e il presente sono situazioni imparagonabili. Alla Reggia la situazione dei lavoratori era come il Trono di Spade, io ho cercato il dialogo ma per alcune fratture ci vorranno anni».
Quali sono le maggiori criticità?
«Alla Reggia c’è una estrema conflittualità sindacale, che ha radici profonde. Come delle ferite non rimarginate. Quando sono arrivato ho riscontrato che molti impiegati svolgevano un ruolo superiore alla loro qualifica. Dai sindacati mi è arrivata la richiesta di mettere le cose a posto e l’ho fatto, sebbene questo sia piaciuto ad alcuni e dispiaciuto ad altri. Ma le regole vanno rispettate, al di là di piaceri e dispiaceri».
Soddisfatto del suo lavoro di questi mesi?
«Lascio la Reggia più ordinata e con un nuovo tariffario. Tra l’altro ora c’è uno schema su cui regolarsi per i contratti sotto la soglia comunitaria. Una cosa di cui vado orgoglioso, poi, è che la Reggia è diventata sede dell’associazione per la legalità, un faro nel territorio. E infine c’è stato l’acquisto delle garitte per affrontare la guardiania di notte, sotto la pioggia e così via».
In generale cosa pensa della rivoluzione dei musei?
«Quando ho iniziato a lavorare nel 2004 nel settore i musei erano luoghi invisibili, ora i dati sono incredibili. Con l’incremento del turismo, il patrimonio culturale entra a contatto con più persone. Su questo enorme flusso io sono cauto: che sia gratis o meno, non supera un certo tot la cifra di visitatori che si può gestire. Visitare un museo deve essere una qualificata esperienza di conoscenza, devi uscire con qualcosa in più rispetto a quando sei entrato. Conta la qualità, Va bene il marketing ma non devi mai infrangere le regole e soprattutto garantire la sicurezza».
Che consigli darà al direttore entrante?
«Tiziana Maffei non ha bisogno di consigli, la conosco da tanto e so quanto vale, però per la Reggia come per ogni museo è importante trovare un grande equilibrio tra le esigenze dei visitatori e la buona gestione».
Contento di lasciare Caserta e la Campania?
«Io sono di Bolzano, ma chi mi conosce bene sa che il mio obiettivo è di diventare a tutti gli effetti napoletano. Quando andrò in pensione prenderò una casetta qui, ormai è deciso».
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