Napoli. Svelato il giallo di Filangieri. «Ritratto attribuito a Bonito» Natascia Festa Corriere del Mezzogiorno - Campania 6/6/2019
Il direttore del Museo e uno storico dell’arte esibiscono le prove documentali
Prologo. Evocato dal Maggio dei Monumenti a lui dedicato, il principe Gaetano Filangieri ha fatto la sua epifania sotto forma di un ritratto che, ritenuto di anonimo ammiraglio e di altrettanto ignoto pittore di scuola napoletana, è stato battuto a un’asta di Vercelli: da una ridicola base di 1500 euro è schizzato in poche ore a 50mila.
L’acquirente, prima misterioso, si è rivelato essere Dario Porcini dell’omonima Galleria antiquaria di piazza Vittoria che, per una settimana che scade oggi, l’ha prestato al Museo Filangieri. Ed è dalle carte dell’archivio di via Duomo che è saltato fuori un documento che svela l’autore dell’opera. Altro che anonimo, si tratta di Giuseppe Bonito, grande ritrattista dei Borbone: «Il dipinto — dice Luca Manzo, storico dell’arte di Palazzo Como — è descritto in un inedito documento conservato nell’archivio del Museo: si tratta dell’Inventario degli oggetti e mobili esistenti nella casa di Parigi e Napoli del 1874. L’erede Gaetano Filangieri così lo descrive: “quadro moderno su tela di scuola napoletana del Cav. Bonito alto m. 2.30 largo m. 1.60 rappresentante il ritratto del Cav. Gaetano Filangieri autore della Scienza della Legislazione ...”. Il dipinto si trovava nella camera da letto del Principe nel Palazzo di Largo Garofalo (oggi via Filangieri) insieme ad altri ritratti di famiglia: quello del padre Carlo, della madre Agata e della nonna materna Giovanna del Bosco» .
«Sono molto felice — dice il direttore del Museo Filangieri Paolo Jorio — anche se personalmente avevo fatto un’attribuzione più romantica, ritenendolo di Angelica Kaufmann che ha amato profondamente Goethe, amico di Filangieri. Bonito è un grande nome, regale appunto».
Il Maggio finisce oggi. «E ci lascia un grande patrimonio: la riscoperta di un’appartenenza dei napoletani a Filangieri. Gli ingressi registrati nelle sale sono otto volte quelli dell’anno scorso e i messaggi raccontano una ritrovata meraviglia».
Tornato a Napoli, Filangieri deve ora tornare «a casa». «L’aspirazione, infatti, è quella di riacquisire l’opera al patrimonio del Museo grazie all’ufficio di fundraising che ho installato sin dal mio insediamento. Credo di essere riuscito a creare una nuova percezione, quella di un palazzo d’arte aperto, che vive». Tanto aperto che anche il principe, in forma di ritratto, ha deciso di farsi vivo. Visto che il diritto alla felicità ha ispirato Benjamin Franklin nella scrittura della Costituzione americana, si potrebbe attrarre qualche investitore dagli Usa? «L’esposizione permanete del carteggio punta, infatti, anche a richiamare turisti americani e creare questo tipo di appeal».
Torniamo a Bonito. «È stato l’importante autore dei ritratti di tutta la famiglia reale da Carlo a Ferdinando di Borbone — continua Manzo — e proprio il ritratto di Ferdinando ricorda quello ritrovato. Alcuni dettagli sono indicativi per datare il dipinto: Filangieri viene nominato Alfiere della Real armata nel 1777, Cavaliere dell’Ordine Costantiniano nel 1780, Capitano d’Infanteria nel 1785, le decorazioni e l’uniforme ci spingono a propendere per una datazione che oscilla tra il 1785 e il 1788. Nell’ Inventario degli oggetti ritrovati in casa di Gaetano Filangieri dopo la sua morte fatto redigere dalla moglie Carolina Frendel, tra gli oggetti personali, l’unico dipinto di cui si fa menzione è un ritratto di grandi dimensioni del sommo giurista». Com’è arrivato il dipinto da Napoli in un salotto milanese e da questo all’asta? «Il quadro era destinato ad entrare nelle collezioni del Museo: nella Proposta di donazione al Comune del 1883 è riportato tra le opere che sarebbero dovute essere collocate a Palazzo Como. Questo non avvenne come per altri casi analoghi: l’erede Gaetano Filangieri decise di tenere ancora per se le opere più legate alla memoria della famiglia. Dopo la morte di Gaetano Filangieri nel 1892, le memorie furono divise tra le sorelle e le nipoti: Carolina che sposa il duca Guevara di Bovino, Giovanna andata in sposa a Luciano Brunas Serra e Teresa che si unisce a Fipippo Ravaschieri. Le nipoti invece si imparenteranno con altre nobili famiglie napoletane: Colonna di Summonte, Imperiali di Tora, Giudice Caracciolo di Cellamare, de Riseis e Statella e d altre. È probabile che un bisnipote di Filangieri si sia disfatto dell’ingombrante dipinto per far cassa». |