Roma. La mostra «atipica»: opere rubate e poi recuperate dall’Arma Ro. Petr. Corriere della Sera - Roma 8/6/2019
Il frammento di sarcofago con scena di Amazzonomachia sottratto dalla facciata dell’Antiquarium Comunale del Celio nel 1979, fu recuperato in una galleria a Lugano, dopo anni di indagini. Era il 1988. Furono ritrovati invece a pochi giorni dalla denuncia, i capolavori di Ludovico Carracci, Benvenuto Tisi e Guercino,«vittime» di un furto nel 1999 durante i lavori di rinnovamento della Pinacoteca capitolina.
Sono solo alcuni degli episodi di ritorno alla fruizione pubblica di dipinti e reperti archeologici citati ad esempio da Claudio Parisi Presicce, direttore dei Musei archeologici e storico-artistici, in occasione de «L’arte ritrovata», l’evento che celebra l’impegno dei carabinieri per il recupero e la salvaguardia del nostro Patrimonio Culturale nel cinquantennale dall’istituzione del comando Tutela Patrimonio Culturale.
La mostra curata da Daniela Porro, direttore Museo Nazionale Romano, e dall’archeologo Alessandro Mandolesi, è stata aperta al pubblico ieri nelle sale del Palazzo dei Conservatori e nasce da 28 anni di collaborazione fra il Nucleo Tpc dell’Arma e il Centro Europeo per il Turismo e la Cultura. Attraverso una selezione di opere sequestrate (attualmente custodite dai più importanti musei italiani o tornate alle sedi originarie), l’esposizione mette in evidenza trenta anni di saccheggio archeologico e di furti nei complessi sacri contrastati con successo dai carabinieri grazie al monitoraggio del territorio e ad una lunga serie di indagini complesse.
Ogni opera tra quelle ora esposte ai Musei Capitolini è al centro di una storia originale e avvincente, degna della sceneggiatura di un film di azione. Come l’episodio ricordato dal generale Fabrizio Parrulli, della scultura «Artemide marciante» oggetto di uno scavo clandestino nell’area di Caserta, recuperata nel 2001 prima del suo trasferimento all’estero, destinazione un noto museo. Non a caso è collocata nella prima sala, insieme alle tre copie realizzate dai trafficanti per sviare gli investigatori.
|