Navi, test per entrare in laguna. Il ministero conferma il vincolo Alberto Zorzi Corriere del Veneto 13/6/2019
L’ordinanza della Capitaneria: canali stretti, verifiche sulla capacità di frenata
VENEZIA. Non solo la riduzione del limite di velocità da 6 a 5 nodi nel tratto tra il forte di Sant’Andrea e la Marittima. Non solo l’uso di tre rimorchiatori per tutte le navi sopra le 40 mila tonnellate, con i mezzi più potenti per quelle sopra le 75 mila. E non solo una distanza di un’ora e mezza tra le navi in partenza e in arrivo. Da ieri è in vigore l’ordinanza della Capitaneria di Porto che – dopo l’incidente della Msc Opera dello scorso 2 giugno – dispone «misure urgenti di mitigazione» per il passaggio delle grandi navi in laguna, soprattutto nel tratto davanti a San Marco e nel canale della Giudecca. Tra i tanti obblighi dati alle navi da crociera c’è quello di test preventivi da tenersi entro le 48 precedenti all’arrivo a Venezia e non vengono escluse anche ulteriori limitazioni in futuro. Intanto nella «guerra» tra Autorità di sistema portuale e ministero dei Beni culturali sul vincolo messo dalla locale Soprintendenza su canale della Giudecca, canal Grande e bacino di San Marco, il primo round va a Roma, com’era scontato: il comitato tecnico-scientifico del Mibac ha respinto il ricorso gerarchico presentato dal Porto.
Martedì, come chiesto dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, si è riunito il gruppo di lavoro che aveva già dato vita un anno fa al famoso «algoritmo» che limita la stazza delle navi ammesse in laguna. Insieme alla Capitaneria, padrona di casa, c’erano l’Autorità portuale, il Provveditorato, l’Arpav, il Comune di Venezia, la Corporazione piloti e anche la Soprintendenza, che è stata l’unica a non aver approvato la bozza di ordinanza, riferendo di doverne prima discutere con il ministero. La premessa dell’ordinanza è che in attesa dei risultati dell’inchiesta tecnica che spiegherà che cosa è successo alla Msc, schiantatasi contro la banchina di San Basilio e il battello River Countess, non si può ancora dire se quel tipo di incidente si possa ripetere e con che probabilità. Tra l’altro anche ieri sono proseguiti i lavori dei consulenti tecnici della procura e dei sette indagati a bordo della Msc (dove forse servirà un ulteriore passaggio, così posticipando ancora il dissequestro e mettendo a rischio anche la prossima crociera, prevista in partenza sabato), del battello e dei due rimorchiatori.
Ma nel frattempo serve comunque incrementare la sicurezza. E così oltre alle modifiche su velocità e distanza, c’è una tabella che indica quali rimorchiatori devono essere usati a seconda della stazza della nave. Ma soprattutto si dice che, prima di entrare in laguna, il comandante della nave deve comunicare «senza ritardo» l’esito di alcune «verifiche ed esercitazioni» – evidentemente fatte a crociera in corso – pena il divieto di accesso a Venezia: da un lato sul costante presidio da parte di personale di bordo del locale «timoneria di emergenza», dall’altro sull’adozione di una procedura di arresto di emergenza della sola propulsione, sottolineando i «ridotti tempi e spazi di manovra» tipici dei canali lagunari. Quanto alla velocità, il limite può essere superato in caso di fattori meteo-marini che mettano a rischio la governabilità. Viene poi imposto ai rimorchiatori di usare un cavo «dynema» con tiro certificato non inferiore a 250 tonnellate.
Oltre a questo resta anche il vincolo del Mibact. In attesa che il Tar del Veneto fissi l’udienza per il ricorso del Comune di Venezia, il comitato tecnico-scientifico guidato dal neopresidente Tomaso Montanari ha bocciato quello del Porto, che aveva scelto una strada più «soft», interna agli uffici. L’ente sosteneva che quel vincolo fosse un’ingerenza nei confronti delle proprie competenze. «Gli uffici periferici del Mibac hanno agito nello svolgimento di funzioni di tutela che sono loro proprie», sostiene però il comitato, riconoscendo che quelle vie d’acqua sono «beni culturali» non tanto per il loro «aspetto naturale», quando per «l’opera dell’uomo di cui sono testimonianza», essendo stati scavati e manutenuti nei secoli. Il Porto aveva poi invocato la libertà economica, ma gli esperti hanno replicato che «la tutela del patrimonio culturale rappresenta un interesse prevalente rispetto a qualunque altro». |