Pisa. Tutti a bordo la pompei del mare Luca Lunedì Corriere Fiorentino 15/6/2019
Mille anni di navi, dall’età pre-etrusca fino a quella romana e della RepubblicaInaugura il grande museo dell’Arsenale dopo venti anni di attesa e di lavori Il sindaco Conti: ne faremo il secondo polo turistico dopo piazza dei Miracoli
La Pompei del mare si rivela nei grandi saloni e nei piccoli spazi dove i Cavalieri di Santo Stefano (il corpo cavalleresco a difesa della minaccia saracena) costruivano e riparavano le galee. Gli Arsenali medicei adesso ospitano il più grande museo di imbarcazioni antiche esistente.
Si respira una Pisa persa nei meandri dell’epoca pre etrusca, scorrono i secoli attraverso il racconto che gli oggetti fanno di naufragi, esondazioni, commercio e guerre. Dalla fase etrusca a quella romana, l’impero commerciale e il fulgore della Repubblica raccontato attraverso il rapporto della città con l’acqua, dipanato in quasi 5mila metri quadri di superficie espositiva e 47 sezioni divise in 8 aree tematiche.«Ho l’onore di concludere questo lavoro sostenuto dal Ministero — dichiara il soprintendente Andrea Muzzi — lavoro nel quale ho creduto fin dal mio arrivo a Pisa». Poi ci sono loro, le navi, che occupano due campate degli arsenali: scheletri di legno perfettamente conservati dall’argilla del terreno, non si fa fatica a immaginarsele com’erano tra il III° e il VII° secolo d.C. Quattro le imbarcazioni integre esposte: l’ammiraglia Alkedo (il nome significa gabbiano) da 12 rematori, la nave I, grande traghetto fluviale, un secondo barcone con ponti e albero ben visibili e una piccola imbarcazione per il trasporto merci. A loro si affiancano altre navi parzialmente recuperate e la ricostruzione del cantiere di scavo. Un mosaico che copre mille anni di rotte e navigazioni che ora torna alla luce grazie a frammenti ceramici, vetri, metalli, capi d’abbigliamento e ai resti di un marinaio morto con il suo cane. «Siamo orgogliosi della chiusura di un percorso che in vent’anni ha coinvolto più di 300 persone — dice il responsabile del progetto Andrea Camilli — l’esposizione è costruita con un linguaggio che avvicina all’archeologia. Abbiamo eliminato il feticismo del reperto, rimuovendo il più possibile le barriere che separano l’utente dall’oggetto». A parete un tabellone elettronico degli arrivi e delle partenze racconta le principali rotte dei porti del Mediterraneo, il percorso espositivo si conclude con un excursus sulla vita di bordo.
Per capire l’area bisogna immaginarsi il territorio: poco a monte dell’Arno, chescorreva poco distante, si trovava il bacino naturale dell’Auser, l’antico Serchio. Una zona portuale, dove si trovavano le navi alla fonda. «È un momento epocale, atteso da quasi venti anni dalla città — conclude il sindaco Michele Conti — occorre inserire il museo all’interno di un sistema integrato di offerta culturale. Vogliamo trasformare l’area degli Arsenali nel maggior polo turistico di Pisa dopo Piazza dei Miracoli». |