Crociere, maxi-vertice sugli scavi. Anche la Regione contro il vincolo Alberto Zorzi Corriere del Veneto 16/6/2019
Domani ci sarà anche l’Ambiente. La delusione delle compagnie: tempi lunghi
VENEZIA. Non sarà una semplice riunione tecnica di passaggio, ma potrebbe essere quella, «epocale», per trovare finalmente la quadra sul protocollo fanghi, forse anche con la presenza di due ministri, oltre ai tecnici: quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli, padrone di casa, e quello dell’Ambiente Sergio Costa. Erano stati lo stesso Toninelli e il presidente dell’Autorità di sistema portuale Pino Musolino, nel corso della visita del ministro a Venezia l’altro ieri, a dire che domani ci sarebbe un nuovo incontro. Ma non sarà sulle ipotesi in campo per la delocalizzazione del nuovo terminal crociere, ora che in pole position ci sono San Nicolò al Lido e Chioggia; bensì sul nuovo protocollo che dovrebbe sostituire quello in vigore dal 1993 per la gestione dei sedimenti in laguna. Argomento che Toninelli aveva affrontato a lungo dopo aver visto i siti potenziali, sia dall’alto in elicottero, che da una motovedetta della Guardia Costiera. «Per dragare il canale Vittorio Emanuele serve il protocollo fanghi - ha detto il ministro - senza protocollo e senza una caratterizzazione che dica se quei fanghi sono velenosi o no, quella soluzione non esiste».
Anche questa è dunque una delle priorità che Toninelli vuole affrontare, insieme al collega Costa, dato che l’Avvocatura dello Stato, in un parere, ha specificato che servirà un decreto tra i due ministeri. In realtà c’è da mesi un gruppo di lavoro, guidato da Pier Francesco Ghetti, che sta lavorando sul nuovo protocollo, anche se il professore ed ex assessore continua a sgolarsi per dire che l’aggiornamento non ha a che fare con il bisogno di scavare i canali. «E’ un passaggio necessario alla luce delle normative europee - spiega Ghetti - Ma poi è una questione di sopravvivenza della laguna: portare tutto “fuori” dalla laguna è in contraddizione con il deficit di sedimenti che la sta trasformando in un braccio di mare: si possono anche spostare da una parte all’altra». Il gruppo di lavoro sarà presente all’incontro di domani con il professor Antonio Marcomini.
Intanto si continua a discutere dopo la visita di Toninelli, che ha detto un secco «no» all’ipotesi Marghera – «troppi rischi», è il suo pensiero, che di fatto tarpa le ali anche al Vittorio Emanuele come modo per continuare a far arrivare le navi in Marittima – e ha ipotizzato un referendum tra i cittadini. Qualcuno dice che forse si è creato un equivoco con il «dibattito pubblico», che proprio il M5s ha regolato nei dettagli sul modello francese, rendendolo un passaggio obbligato per le opere principali. La bocciatura del Vittorio Emanuele preoccupa anche le compagnie. Clia non commenta, ma c’è preoccupazione per il rischio che i tempi si allunghino e che anche la soluzione a breve termine sia rimandata a data da destinarsi. D’altra parte Toninelli l’ha detto chiaramente: «Quando decideremo dove fare il porto crociere si aprirà un cantiere di anni - ha ammesso - Ma è fondamentale dare un tempo certo in cui magari sopportare ancora un po’, ma poi le navi non passeranno più». «Serve una soluzione subito, non tra 10 anni», è sbottato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. «Il gigantismo navale delle crociere non è compatibile con Venezia e con l’ecosistema lagunare», dicono i Verdi.
Ca’ Farsetti ha anche impugnato al Tar il vincolo paesaggistico posto dalla Soprintendenza sul bacino di San Marco e sul canale della Giudecca (oltre che sul canal Grande) lo scorso 31 gennaio, che potrebbe portare all’esclusione delle crociere. Nei giorni scorsi anche la Regione Veneto si è affiancata al Comune di fronte ai giudici. Il Porto aveva fatto invece un ricorso gerarchico al ministero dei Beni Culturali, che è stato rigettato. |