Antiche navi, a Pisa apre l’esposizione Marco Gasperetti Corriere della Sera 17/6/2019
PISA. Le antiche navi romane trionfano negli enormi saloni che furono un tempo arsenali medicei. E poco importa se gli anni e la devastante alluvione le hanno in parte sfigurate, perché in loro è impressa indelebile una bellezza unica, quella della storia mai raccontata che nessun potrà mai cancellare. I restauratori, poi, hanno fatto miracoli e vent’anni di scavi nella vicina San Rossore, dove si trovava il porto fluviale, hanno svelato curiosità, segreti, vite di antichi marinai. E persino uno yacht ante litteram di un riccone trasformato infine anch’esso in un’imbarcazione commerciale. Commuovono gli scheletri di un marinaio e del suo fidato cane ritrovati sotto una delle navi.
Anche il ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, resta affascinato dall’allestimento e dai ritrovamenti. «È una grande giornata per Pisa — dice con entusiasmo — perché dopo così tanti anni siamo riusciti a inaugurare un ritrovamento unico che, ne sono certo, avvicinerà il grande pubblico all’archeologia».
Un nuovo museo, dunque. Che tra poco, quando il piano del governo sarà approvato («mancano pochi giorni», dice il ministro), rientrerà nella riorganizzazione delle autonomie e nella «centralizzazione» che per Bonisoli sembra indispensabile per migliorare il sistema.
Sui criteri della «rivoluzione» e su quali direttori perderanno l’autonomia (e qualcuno anche la poltrona) il ministro non vuol dire nulla «per non oscurare mediaticamente l’inaugurazione pisana», però annuncia il concorso che a giorni sarà indetto «per assumere 1.250 persone da destinare al personale dei musei e dunque fare in modo che tutti i poli espositivi statali possano restare sempre aperti». E poi critica la gestione passata dei beni culturali. «Giudico alcune scelte assolutamente scellerate — dice —. Hanno depauperato il nostro sistema. Ma adesso con le nuovi assunzioni assicureremo aperture dei musei che oggi non sono possibili».
Il Museo delle antiche navi si estende, davanti all’Arno, per 5 mila metri quadrati. Sette le navi romane databili tra il III secolo a. C. e il VII d. C., ottomila i reperti in mostra, alcuni dei quali (vasi, utensili e persino resti di prosciutti) unici al mondo. C’è anche, come in un moderno porto, un display che indica le antiche rotte e i giorni che s’impiegavano per viaggiare in quel porto sepolto dal fango per quasi duemila anni.
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