Brera, con La Mantia apre l’anima gourmet Francesca Bonazzoli Corriere della Sera - Milano 18/6/2019
Caffetteria e ristorante a orario continuato. Da oggi, con il bar Fernanda, la Pinacoteca di Brera ha la sua anima gourmet nelle mani dello chef Filippo La Mantia.
Il bar della Pinacoteca diventa il secondo ristorante milanese dell’«oste» La Mantia Cento posti a sedere e sapori semplici di una cooperativa sociale
Tutto è cominciato con un invito di William Fabbro a Filippo La Mantia: «Ci prendiamo un caffé alla Pinacoteca di Brera?». Il primo, con il fratello Massimiliano, è un imprenditore della ristorazione su grande scala per ospedali, aeroporti, mense, alla guida di un gruppo di duemila dipendenti che fattura 130 milioni di euro. L’altro è oste e cuoco (così ama definirsi dopo essere passato dalla «palestra di modestia» del carcere della sua città natale, Palermo, dove era stato rinchiuso per un errore giudiziario) che serve pochi tavoli e cura personalmente la cucina. Insomma, i due poli opposti della ristorazione. Parlano di affari, ma La Mantia intanto si guarda intorno, apprezza gli specchi dorati, le poltroncine di velluto rosa antico, le finiture di ottone, e a un certo punto dice: «Ma qui dobbiamo fare un ristorante!».
Era scattato l’innamoramento per il bar Fernanda e in un attimo sono arrivate le nozze. Da oggi la Pinacoteca di Brera ospiterà il secondo ristorante milanese di La Mantia (l’altro, dove rivisita piatti della tradizione e della storia gastronomica siciliana, è in piazza Risorgimento) e per William Fabbro è il coronamento inaspettato di una stravaganza cominciata con la partecipazione a un bando. «La gara pubblica per la gestione del bar di Brera era per noi inusuale, perché piccola», racconta. «Ho pensato subito di dover chiamare un architetto per valorizzare lo spazio e poi invece della sola caffetteria, come previsto dal bando, abbiamo proposto di attrezzare una cucina, ma volevamo anche per questo qualcosa di particolare. Una nostra collaboratrice conosceva la cooperativa Agrivis e credo sia stata l’idea vincente: la vittoria è infatti arrivata per la qualità della nostra offerta, non per il prezzo. E non è finita. Quando il bar era ormai aperto, mentre parlavo di tutt’un altro progetto con La Mantia, lui è uscito con l’idea di gestire la cucina. È magnifico».
Agrivis è una cooperativa sociale che fa agricoltura biologica nel Parco Sud per l’inserimento al lavoro di persone fragili come richiedenti asilo o con disabilità fisiche e mentali. Gli ordini arrivano via WhatsApp direttamente da Angela Adamo, la chef de cuisine del caffè Fernanda, da anni fedele collaboratrice di La Mantia: ho bisogno di dieci cassette di fragole, poi zucchine, insalata, fagiolini; avete erbette? Il tempo di rispondere e il mattino successivo un furgoncino si presenta per caricare le verdure appena colte: dal campo alla tavola in pieno centro di Milano nel giro di 45 minuti.
Cento posti a sedere (anche nel loggiato esterno), caffetteria e ristorante ad orario continuato dalle 8.30 alle 19.15 e fino alle 22 ogni terzo giovedì del mese. Sapori semplici, rigorosamente senza aglio e cipolla. «È una sfida che abbiamo accettato fuori da ogni logica di guadagno», spiega William Fabbro. «È il nostro esordio assoluto nel segmento difficile della ristorazione medio-alta dove gli stessi grandi chef fanno fatica a tenersi a galla, ma è una sfida che ci appassiona e adesso abbiamo in programma di riprovarci in altri contesti museali». Brera sarà il biglietto da visita. |