Firenze. Il blocco dell’edilizia, Italia Nostra e gli opposti estremismi Leonardo Rombai, Mariarita Signorini Corriere Fiorentino 19/6/2019
Caro direttore,
le scriviamo in qualità di rappresentanti di Italia Nostra. Vediamo che il Corriere Fiorentino riferisce delle indignate reazioni di intere ed affollate categorie professionali ed economiche, alla decisione del Consiglio di Stato, a seguito della iniziativa dell’associazione che rappresento, che, disponendo la sospensione dell’efficacia dell’articolo 13 della recente variante comunale al regolamento urbanistico, avrebbe determinato il blocco delle ristrutturazioni, per almeno tre anni, nel centro storico di Firenze (zona A, ove gli interventi di restauro conservativo restano, peraltro, liberamente consentiti). Si preannuncia dunque una battaglia legale (addirittura ?) incentrata, a quanto sembra di capire, sulla estensione del concetto di «intervento di ristrutturazione», con annessi mutamenti di destinazione e frazionamenti, che la recente variante, per ora sospesa dalla decisione del Consiglio di Stato, avrebbe consentito, nel centro storico, a differenza che in passato. Chi chiediamo, però, se una così numerosa aggregazione di interessi economici, mercantili e professionali possa essere di per sé sufficiente a prevalere sulle motivazioni, esclusivamente morali e culturali, della associazione che rappresento, la quale si propone di contrastare il degrado del centro storico, ragioni che il Consiglio di Stato ha riconosciuto come giuridicamente fondate e se sia sostenibile l’esistenza di un diritto alla ristrutturazione immobiliare in ogni zona della città; ed infine, se non si prospettino responsabilità del Comune nel dettare una disciplina edilizia inadeguata al centro storico della città di Firenze, riconosciuto patrimonio dell’umanità e soggetto alla tutela Unesco.
La lettera di Italia Nostra ha il tono del rimprovero per lo spazio concesso dal Corriere Fiorentino alle vibrate reazioni di associazioni e categorie per lo stop imposto dal Consiglio di Stato al regolamento urbanistico del Comune di Firenze. E, di fatto, a ogni intervento edilizio nell’area Unesco, tranne i restauri di pura conservazione. Abbiamo semplicemente assolto a un nostro dovere: informare. Ma ciò non significa dichiarare neutralità assoluta su un tema cruciale per lo sviluppo di Firenze. Notiamo il compiacimento di Italia Nostra per un blocco che rischia di imbalsamare la città per anni. Lo stravolgimento urbanistico degli interni dei palazzi del centro storico preoccupa anche noi. E non poco, visto che spesso è lo strumento per rendere la rendita ancora più profittevole, sia nel campo delle grandi ristrutturazioni sia in quello degli interventi su proprietà di dimensioni più limitate, le une e le altre finalizzate comunque allo sfruttamento, talora sfrontato, di un turismo crescente. Ma non di meno ci preoccupa l’impossibilità di garantire una maggiore vivibilità ai propri appartamenti per chi in centro abita ancora, così come non può essere demonizzato ogni aggiustamento delle strutture ricettive quando ciò non significhi distruggere una coerenza architettonica, lacerare un tessuto dignitosamente ereditato dal passato. Un conto è battersi per migliorare un provvedimento ravvisandone le criticità e un conto è battersi per distruggerlo, con spirito di faziosità e intolleranza. Quanto all’intreccio degli interessi al quale fa riferimento la lettera questo giornale ne è del tutto immune. Ma solo l’irresponsabilità di un ambientalismo fine a se stesso può chiudere gli occhi — o, peggio, bearsi — degli effetti disastrosi che la sentenza del Consiglio di Stato può provocare sull’economia fiorentina. Tanto da stupirsi se qualcuno evoca azioni legali. Almeno un po’ di realismo... (p.e.)
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