Pinacoteca di Brera. Il nuovo allestimento delle sale IX e XV Francesca Bonazzoli Corriere della Sera - Milano 21/6/2019
Fuori il Novecento E Picasso va sulla griglia Due rastrelliere accolgono le tele destinate a Palazzo Citterio
Le collezioni del Novecento sono sempre state per la Pinacoteca di Brera come l’adolescente problematico in famiglia: difficili da gestire. Si è provato di tutto, ma ancora senza successo. Da oggi le raccolte Jesi e una parte della Vitali — vale a dire tele di Boccioni, Morandi, Carrà, Campigli, Sironi, Modigliani, Picasso — sono tornate di nuovo nello stesso museo dove per anni erano rimaste affastellate in uno stretto corridoio che sembrava un ripostiglio. Con il rinnovamento progressivo di tutte le sale voluto dal direttore James Bradburne, avrebbero dovuto traslocare in tempo per l’apertura di Palazzo Citterio, che è però stata rinviata. Così, invece di chiuderle in un deposito, il direttore si era inventato «Novecento in moto», ha mandato le opere in tour a fare da ambasciatrici della Pinacoteca, alla Estorick collection di Londra e al Center for Italian Modern Art di New York. Ma intanto Palazzo Citterio è rimasto inagibile e lo resterà almeno fino al prossimo dicembre, quando dovrebbe terminare il periodo di collaudo del sistema di climatizzazione dell’aria. Poi, se i parametri saranno conformi ai requisiti internazionali di conservazione delle opere, ci vorrà circa un anno per portare a termine l’intero l’allestimento e arrivare all’apertura.
E dunque intanto? Bradburne non voleva rinunciare alla sua idea di «museo visibile», tanto più che le opere sono vincolate per legato testamentario all’esposizione al pubblico. Questa volta la soluzione è stata trovata con il soccorso della marchesa Giovanna Sacchetti proclamata ieri vincitrice della terza edizione della «Rosa di Brera», riconoscimento assegnato a un personaggio distintosi per il sostegno alla Pinacoteca. Con quest’ultimo finanziamento di 150 mila euro, la marchesa ha infatti reso possibile la creazione di due contenitori ad hoc disegnati prendendo spunto dalle rastrelliere usate nei depositi, con vetrate su tutti i lati e al centro una grata dove appendere le tele. Le «teche» sono ora collate nelle grandi sale napoleoniche IX e XV.
L’effetto è per la verità straniante, come se un operaio avesse dimenticato in un antico e prezioso salotto una cancellata di ferro di quelle usate per delimitare i cantieri sulle strade. Stessa sensazione anche per le due statue di Arturo Martini «parcheggiate» a destra e a sinistra della porta della toilette con un effetto da lavori in corso. E che dire dei colori sgargianti e delle linee spezzate di Picasso e Poliakoff in cui il visitatore «inciampa» passando nel breve corridoio che separa i fondi oro di Carlo Crivelli e le architetture rinascimentali di Raffello e Piero della Francesca? Insomma, una soluzione si doveva pur trovare, ma per fortuna questa non sarà definitiva. Purtroppo il Ministero latita e non ha ancora dato una risposta sul progetto di modifica dell’ingresso di Palazzo Citterio presentato da Bradburne. «Avremmo tempo
e denaro per migliorare il Palazzo», ha ribadito il direttore. «Aspettiamo le indicazioni del Ministero, ma se non accetterà la proposta, io naturalmente obbedirò e lavorerò sugli spazi che ci sono stati consegnati». |