Cultura, in Piemonte persi in un anno 4 mila posti di lavoro Paolo Morelli Corriere della Sera - Torino 21/6/2019
Eppure la produzione cresce di quasi mezzo miliardo
Cresce la produzione culturale, nel Piemonte come in tutta Italia, ma se la nostra regione può vantare un risultato positivo da questo punto di vista, diminuiscono invece le figure impiegate. Sono i dati del rapporto annuale della Fondazione Symbola, «Io sono cultura», diffusi ieri e riferiti al 2018, che registrano un valore di 96 miliardi per la produzione italiana, che diventano 8,6 per il Piemonte.
Confrontati con i dati del rapporto 2018 (riferito al 2017), sanciscono una crescita rilevante. L’ultimo anno, infatti, ha visto salire il valore della produzione nazionale di ben 4 miliardi di euro, con un aumento di 400 milioni in Piemonte. Al contrario, però, nella regione si riscontra una riduzione nell’impiego di addetti. Se nel 2017, infatti, erano 135 mila, lo scorso anno sono diventati 131 mila. Il rapporto Symbola parla di «figure professionali», unità che quindi non corrispondono necessariamente a lavoratori dipendenti, o comunque risorse singole, ma che includono i professionisti che lavorano per più enti, utilizzati anche nell’indotto. Il lavoro, quindi, se da un lato sembra crescere, al pari dell’occupazione (anche sul piano nazionale, con un +1,5 per cento) dall’altro pare aver bisogno di meno persone, almeno in Piemonte. La diminuzione delle «figure professionali», anche se di poco inferiore al 3 per cento su base regionale, non sembra incidere sull’ottima posizione del Piemonte, primo in graduatoria per l’apporto del valore aggiunto nel settore culturale all’economia regionale. La regione, invece, è terza per produzione.
Guardando alle città, terzo posto anche per Torino, alle spalle di Milano e Roma, per incidenza del valore aggiunto (9,2 per cento), mentre la città è quarta per occupazione nel settore (8,6 per cento). Entrambi i valori sono in crescita: sul 2017, Symbola rilevava un’incidenza del valore aggiunto pari all’8,8 per cento e un’occupazione a quota 8,4 per cento (con identiche posizioni in classifica per la città). «La cultura — si legge nel rapporto — è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy».
Un sistema in grado di muovere 265,4 miliardi nel 2018 in Italia. Anche questo è un dato in aumento, perché nel 2017 si era raggiunta la quota di 255,5 miliardi. «Il trend in crescita — ha affermato il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli — potrebbe anche essere più accentuato ed è su questo che stiamo lavorando. Presto al Mibac ci sarà un servizio dedicato a moda e design, due settori culturali trainanti per l’economia italiana, sia in casa che all’estero». Del resto, come rileva Symbola, è proprio il settore del design a riscontrare le performance migliori, con 8,9 miliardi euro di produzione, seguito dalla comunicazione, che arriva a quota 4,9 miliardi. L’altro dato, riportato da Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, che ha collaborato al rapporto, è l’elevato numero di imprese culturali in Italia rispetto ad altri Paesi europei. «Cultura, creatività e bellezza — ha commentato Ermete Realacci, presidente di Symbola — sono la chiave di volta di molti settori produttivi che consolidano la missione del nostro Paese, orientata alla qualità e all’innovazione».
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