Pisogne. Quel Romanino riaffiorato: storia di un «miracolo» Eletta Flocchini Corriere della Sera - Brescia 23/6/2019
L’emozione per il Romanino ritrovato è ancora nell’aria. Sono passati alcuni giorni dall’inaugurazione dei restauri nella chiesetta di San Nicola e tutta Pisogne, con la Fondazione della Casa di riposo, la Soprintendenza, il sindaco e la restauratrice, è in fibrillazione per questo «ritrovamento di valore inestimabile che non ci aspettavamo». Di certo la comparsa inattesa di un affresco dipinto da Romanino — un’ Annunciazione, separata da un arco con l’arcangelo Gabriele da un lato e Maria Vergine dall’altro, che poi è stato murato — riconferma la cittadina lacustre quale luogo elettivo del grande artista rinascimentale, chiamato a Pisogne da una committenza civica, la Vicinia, decisamente illuminata in fatto di sensibilità artistica. I restauri della chiesetta, o più precisamente dell’antica cappella dei Frati Agostiniani inserita nel complesso di Santa Maria della Neve e attualmente di proprietà della Fondazione Rsa Santa Maria della Neve, erano cominciati un anno e mezzo fa a causa di alcune infiltrazioni d’acqua.
Come supervisore è intervenuto Vincenzo Gheroldi, funzionario della Soprintendenza, che aveva già ipotizzato un originario collegamento nel Cinquecento fra la cappella agostiniana con l’ultima campata del portico sud di Santa Maria della Neve, intuendo che potesse essere stata affrescata da Girolamo Romanino. E le previsioni non sono state disattese. Nel corso dei lavori il Romanino è riapparso, con grande sorpresa di Delfina Clerici, presidente della Fondazione e della restauratrice Elena Celeri. Ai lati dell’altare con l’ancona in stucco e le sue tre nicchie posizionata dagli Agostiniani nel Seicento, ecco far capolino l’Annunciazione perduta. «Mentre eseguivo l’intervento di pulitura e consolidamento degli stucchi e dell’intonaco alle pareti — spiega Celeri — sono riemersi gli affreschi di Romanino. L’arco sul quale vennero dipinti era stato chiuso dagli Agostiniani, così come avevano ricoperto l’affresco. Ai miei occhi sono apparsi l’angelo e la Vergine. Sopra l’ancona è ritratto Dio Padre, ma purtroppo al visitatore non è visibile perché resta oscurato dal grande stemma scolpito sulla sommità». Coinvolto in tutta l’operazione di restauro e recupero (per un costo di 130 mila euro a carico della Fondazione) anche il Comune, proprietario degli strappi di Romanino provenienti proprio da questa chiesa: «Nella nostra sala consiliare - spiega il sindaco Diego Invernici — erano esposti da anni sei affreschi di Romanino che appartenevano a questo complesso. Così abbiamo firmato una convenzione con la Fondazione dandole in concessione per vent’anni gli strappi, in modo da riunirli con gli affreschi ritrovati e completare il ciclo originario». Nella chiesetta, oltre all’Annunciazione, ora sono esposti anche gli affreschi con due santi, San Sebastiano e un santo non identificato, tre angeli e un gruppo di figure. |