Bergamo, Carrara. Il recupero dell’Archivio Scuri-Galizzi A.P. Corriere della Sera - Bergamo 26/6/2019
La storia del direttore Lettere e altri testi sull’Accademia nell’Ottocento
Che cosa significa trasmettere conoscenza oggi? È questa la domanda che si pone la direttrice dell’Accademia di belle arti Carrara Alessandra Pioselli nell’annunciare il riordino e l’inventariazione dell’archivio Scuri Galizzi. Donato all’Accademia nel 1995 e rimasto nel fondo del museo fino a qualche mese fa, l’archivio racconta le vicende artistiche e personali di Enrico Scuri, che dal 1841 al 1884 fu direttore della Scuola di pittura dell’Accademia Carrara. «L’obiettivo — spiega Pioselli — è restituire sia alla città che all’Accademia questo patrimonio, da cui emerge anche il clima che si respirava nella seconda metà dell’800. Un’epoca turbolenta per l’Italia, che oggi molto ha da dirci».
Dello stesso avviso l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, che sottolinea come questo progetto, la cui conclusione è prevista tra dicembre 2019 e gennaio 2020, valorizzi il tessuto storico-artistico locale, dando concretezza all’impegno del fondatore, il conte Giacomo Carrara: mantenere una stretta collaborazione tra Museo e Scuola. La direttrice della Fondazione Maria Cristina Rodeschini aggiunge: «L’Archivio Scuri Galizzi rappresenta l’unione tra la storia privata e professionale di uno dei protagonisti del panorama culturale della Bergamo ottocentesca e le vicende vissute dalla Carrara».
Enrico Scuri fu attivo per decenni nella decorazione sacra, ottenendo fama e riconoscimento in tutta la Lombardia. Coronò la sua carriera con la realizzazione dei cicli pittorici per il Santuario dell’Incoronata a Lodi e la chiesa di Sant’Alessandro a Milano, fino alla decorazione della cupola di Santa Maria delle Grazie a Bergamo. Il suo archivio personale fu riordinato in origine dalla figlia Selene, che riunì dipinti ed articoli inerenti le opere del padre, ma anche la corrispondenza con famigliari, allievi, critici d’arte e il maestro Giuseppe Diotti. Da queste lettere emerge in particolare il rapporto di amicizia che Scuri intratteneva con molti dei suoi allievi. «Addirittura — spiega Paolo Plebani, conservatore dell’Accademia e curatore del progetto — il direttore dava lezioni private a diverse studentesse, che all’epoca non erano ammesse a scuola, e loro lo invitavano al proprio matrimonio o a cenare insieme alla propria famiglia».
L’archivio si compone anche di carteggi, fotografie usate come modello per ritratti pittorici e un elenco di lavori di Luigi Galizzi, nipote di Scuri e pittore come lui. Il tutto corredato da scritti e annotazioni a matita di Selene, che spesso si rivolgeva ai figli perché non dimenticassero i dettagli della storia famigliare.
La conservazione critica della memoria e la sua trasmissione alla cittadinanza rappresentano il motore del recupero dell’archivio Scuri Galizzi. Maria Grazia Recanati, docente dell’Accademia ed ideatrice del progetto, pone l’attenzione soprattutto sull’importanza di un archivio per risalire alle fonti concrete della storia: «Sono due i problemi principali che si incontrano oggi con gli studenti: le difficoltà nella scrittura e la disabitudine a verificare le fonti. In internet tutto è giusto e così viene meno anche il concetto di autorialità. Un archivio, invece, può e deve trasmettere questi valori». |