«Dico no al centralismo, ma anche al casino attuale». Bonisoli è atteso agli Uffizi M.F. Corriere Fiorentino 26/6/2019
La riforma dell’organizzazione del ministero dei Beni culturali, che ha finora raccolto molte critiche a partire dalla cancellazione dell’autonomia di alcuni musei tra cui la Galleria dell’Accademia, per il titolare del dicastero Alberto Bonisoli è solo un «tagliandino». Così lo descrive, intervistato da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro a «Un giorno da pecora» su Rai Radio 1 . Un primo commento alle critiche, aspettando dal ministro maggiori risposte, magari al suo arrivo oggi a Firenze.
Alberto Bonisoli è infatti atteso agli Uffizi stamani, per un incontro organizzato (in forma privata) dallo Studio Ambrosetti, un confronto con gli «stakeholder» della cultura a Firenze proprio sugli argomenti legati alle deleghe del ministro. Bonisoli avrebbe dovuto partecipare anche alla anteprima della mostra «Tutti i colori dell’Italia ebraica. Tessuti preziosi dal tempio di Gerusalemme al pret-a-porter» assieme al direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmdt. Ma per la convocazione del Consiglio dei ministri, la presenza è rinviata — ma anche la partecipazione all’incontro Ambrosetti dipenderà dai tempi. Per il momento, quindi, ci sono solo le sue parole a «Un giorno da pecora». Quando gli vengono ricordate, da Cucciari e Lauro, le critiche alla sua riforma — comprese quelle del sindaco di Firenze Dario Nardella, Bonisoli le bolla come «superficiali». E schiva la risposta diretta al sindaco mandandogli un «abbraccio». E poi continua smentendo qualunque accenno «centralista» nella sua riforma.
«È un tagliandino che stanno facendo tutti i ministeri», già fatto per quello dell’Economia, «ora toccherà a Giustizia, ambiente, Sviluppo economico e Istruzione», parte Bonisoli. Le accuse di riforma centralista? Chi lo dice dà « un giudizio superficiale», risponde il ministro. Che invece assicura che l’atteggiamento del ministero sarà diverso: «Io sono per il massimo della delega e il massimo della autonomia. Credo che le cose debbano essere gestite lontano da Roma e il più vicino a dove le cose accadono». Non pare così, leggendo il testo della riforma portato in Consiglio dei ministri, in cui tutti i commentatori finora hanno visto l’accentramento di poteri nella mani dei vari direttori del ministero e soprattutto del segretario generale.
Per ribattere a queste critiche, che toccano anche le maggiori difficoltà nei prestiti delle opere d’arte, Bonisoli fa proprio questo esempio: «Un conto è l’autonomia e un conto è il casino. In questo momento c’è casino». E il casus belli è il contenzioso con il museo Getty di Los Angeles: «Come sapete noi stiamo chiedendo che ci restituiscano il Lisippo. Mandiamo una lettera e il museo americano ci risponde via stampa con una certa sufficienza. Nel frattempo scopriamo che ci sono musei statali che stanno prestando cose al Getty: le sembra una normale? Con la mano destra facciamo una cosa e con la sinistra un’altra. Per questo ho chiesto ai musei statali che ci avvertano. Non vuol dire essere contrari alla autonomia, è un modo di gestire bene le cose e di fare in modo che ci sia meno casino». La buona notizia, secondo Bonisoli, è che a breve partiranno le procedure per assumere nuovi dipendenti al ministero, nei musei. «Speriamo di far partire presto il concorso per 1.250 custodi — spiega — Al momento è tutto nelle mani del ministero della Funzione pubblica». |