Spezia, il palazzo medievale che rischia la demolizione di Marco Ferrari 04 giugno 2019 LA REPUBBLICA
Si può demolire un edificio medioevale nel secolo duemila? Sembra di sì. Il tutto non avviene in paesi martoriati come la Siria o l'Iraq ma in Liguria, precisamente nel centro storico della Spezia. L'edificio in questione, il cui valore storico è rimarcato anche da un segnale turistico del Comune, faceva parte di un'antica schiera medievale, trasformata in palazzo nel 1600, appartenente al " magnifico Carlo Biassa", uno dei nuclei famigliari più importanti della città allora racchiusa nelle sue mura medioevali, prima dell'espansione ottocentesca dovuta alla nascita dell'Arsenale Militare. Dall'annuncio della demolizione da parte di privati che lo hanno di recente acquistato, è nato un contenzioso che vede al centro la Soprintendenza archeologica della Liguria, incapace di difendere un patrimonio storico, sebbene le sue condizioni siano disastrose. Un appello è stato firmato da un gruppo di cittadini guidati dall'editrice Irene Giacché che ha lanciato l'allarme sulla perdita del manufatto di sei piani: «Rivolgiamo un appello affinché l'edificio di origine medievale di via Biassa n. 93 non venga demolito o ne vengano almeno preservate le evidenti testimonianze di epoca medievale » . Peraltro nel Puc comunale il palazzo è classificato come " edificio di valore storico e documentario" ed è uno dei pochi rimasti del nucleo più antico del centro storico, a due passi dalla vecchia cattedrale di Santa Maria, là dove esisteva pure il palazzo comunale, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e prima ancora la Curia e la Loggia. La Contrada Biassa era, come si evince dalla trascrizione della Caratata del 1646, una delle zone più antiche e di pregio della città. Oramai imbavagliato da diversi ponteggi, del palazzo si possono notare i resti di un portale, alcune pietre ben squadrate con feritoia di epoca medievale, oltre a un arco in mattoni. Si può tentare di salvare il palazzo oppure è da demolire? Il Comune fa sapere che il palazzo di via Biassa è «al vaglio della Soprintendenza, che dovrà eventualmente emettere prescrizioni per la parte architettonica ». Il 6 settembre 2013 la direzione regionale dei beni culturali e architettonici, attraverso la Soprintendenza per i beni archeologici, aveva autorizzato l'intervento di ricostruzione «sottolineando che non erano stati posti vincoli archeologici». Toccherà quindi ai privati tener conto delle indicazioni che eventualmente verranno dalla Soprintendenza ligure per tutelare e preservare quanto ritenuto opportuno dal punto di vista storico. Il manufatto di Via Biassa, adiacente a un'altra emergenza del centro storico, quel palazzo della famiglia De Nobili impraticabile da decenni e chiuso con un catenaccio, porta poi ad una zona dove ancora si trova un tratto delle mura medioevali, una bellezza nascosta che potrebbe diventare una forte attrazione turistica.
I proprietari hanno già ottenuto la convenzione approvata nei giorni scorsi dalla giunta comunaleper la demolizione del fabbricato esistente e la ricostruzione, senza incremento volumetrico, dell'edificio disposto su sei piani e un livello sottotetto a funzione residenziale, per un volume di 1.563,39 metri cubi senza il possibile incrementostabilito dal Piano casa della Regione. Se la proprietà è privata la vicenda è certamente pubblica e rimanda alla frettolosa ricostruzione della città che durante la seconda guerra mondiale ha visto il suo centro storico distrutto ( un terzo degli edifici danneggiati) e la perdita di segni identitari come il Palazzo Comunale, Palazzo Doria e il Convento delle Clarisse. Ora c'è quell'ultimo traballante palazzo seicentesco che mantiene in vita una memoria offesa.
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