Genova, la Casa del soldato ritorna al Demanio, dubbi su progetto caserma di MATTEO MACOR LA REPUBBLICA 02 luglio 2019
La Casa del soldato di Sturla torna di proprietà del Demanio, non sarà più nelle mani pubbliche del Comune di Genova. A soli due anni dal passaggio dello stabile nel patrimonio di Palazzo Tursi, che ne aveva ottenuto la proprietà dallo stesso Demanio sulla base di un programma di trasformazione in casa di quartiere mai realizzato, le chiavi dell’ex casa rionale degli anni Trenta hanno fatto il percorso inverso questo pomeriggio, quando il Consiglio comunale ha votato per la “retrocessione” del bene nelle disposizioni di quello che ne era stato proprietario fino al 2017. Un “precedente pericoloso” – definiscono il dietrofront le associazioni del territorio impegnate in questi mesi nella tutela dello stabile razionalista – che la giunta ha voluto per permettere il via libera al piano del Ministero dell’Interno, che da tempo ha individuato nell’edificio la sede ideale dove aprire la nuova caserma di levante dei Vigili del fuoco. Una possibilità caldeggiata dallo stesso corpo, ma ancora tutta da verificare nella sua effettiva fattibilità. E la cui incertezza – accusa anche una parte dell’opposizione in Sala rossa – rischia di lasciare sprofondare definitivamente nel degrado la palazzina disegnata dall’architetto Luigi Carlo Daneri. In attesa del parere della Soprintendenza e di capire se e come lo stabile vincolato potrà essere adattato alle funzioni di caserma, già nei giorni scorsi il Pd in Comune aveva effettivamente messo in guardia sul “rischio concreto che il bene torni nelle mani del Demanio e nel mentre decada il progetto caserma – spiegava la consigliera Cristina Lodi – Nel caso i genovesi perderebbero così l’occasione di poter valorizzare un patrimonio di tutti, e l’edificio sprofonderebbe definitivamente nel degrado”. E se il ritorno dello stabile nelle mani di chi l’aveva lasciato inutilizzato per oltre dieci anni, per certi versi, rappresenta una sconfitta per l’amministrazione pubblica, il rischio che l’edificio disegnato da un “archistar ante litteram” come Daneri risulti non adattabile alla funzione pensata dal Ministero – sottolineano associazioni e comitati – potrebbe non essere così remoto. A rendere tutt’altro che facile da praticare la trasformazione in caserma dell’ex casa rionale, di fatto, questioni di costi e di vincoli. Da tempo in cerca di una sede per il nuovo distaccamento, già bocciate varie soluzioni (per prima la sede dell'ex polizia provinciale di largo Cattanei, per la quale la Città Metropolitana chiedeva un canone troppo oneroso), per il comando dei Vigili del fuoco la palazzina razionalista di piazza Sturla pare l’ultima scelta possibile, ma di sicuro non la più adatta e pratica da allestire in caserma. In parte per le condizioni generali dell’edificio (la Casa del soldato è stata costruita nel 1937 ed è abbandonata dal 2009, è stata vandalizzata in più occasioni, una frana sta premendo sul lato est del complesso), in parte perché non è ancora stata fatta un’analisi sulla possibilità di un adeguamento di vulnerabilità sismica, né un’effettiva richiesta di adeguamento di interni ed esterni. Non solo, i costi di sistemazione stimati dal Comune sono circa tre milioni di euro, mentre a disposizione per il nuovo distaccamento il corpo regionale ne avrebbe soltanto la metà. “L’amministrazione comunale dimostra ancora una volta di voler precedere spedita senza porre alcuna attenzione ai beni della città, elementi che ne costituiscono il suo valore artistico e storico, caratterizzandone l’identità. Si rinuncia a un bene architettonico di rilievo solo perché l’amministrazione non si è premunita di avere certezza per il suo futuro utilizzo – si legge nella nota del gruppo consiliare dem in Comune diffusa dopo il voto in Sala rossa – Il Comune non solo si disfa della Casa del Soldato di Sturla, ma respinge una mozione del Pd in cui si chiedeva di riunire in una lista i beni vincolati e di rilievo, in modo da conoscere in anticipo su quali porre una riflessione particolarmente approfondita. A pagare le spese di questa politica improntata sulla fretta sono i cittadini, chiediamo almeno che il Comune si impegni a provvedere in ogni caso alla manutenzione della Casa del Soldato e che individui al più presto un’altra sede per la casa di quartiere”.
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