«Venezia, città a misura d’uomo contro il pericolo Disneyland» Gloria Bertasi Corriere del Veneto 21/7/2019
Moraglia al ponte votivo: sostenibilità. Brugnaro: non arrendiamoci. Redentore per oltre 60 mila
VENEZIA. Residenza, sostenibilità e un futuro «sostenibile» con bambini e famiglie che popolino campi e calli. «Contro il pericolo che Venezia diventi Disneyland». Nella notte famosissima, dei fuochi e delle tavolate in riva, il patriarca Francesco Moraglia ha scomodato Tito Livio («Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata», ha detto) e lo ha fatto per fare arrivare, forte e chiaro, un messaggio al governo «che ha il potere di decidere». Innanzitutto, sulle grandi navi, mai nominate, ma di cui il patriarca ha ricordato i due recenti «scampati pericoli».
Ieri, nell’inaugurare il ponte votivo del Redentore, Moraglia ha voluto parlare dei problemi che affliggono Venezia, per richiamare Roma ai suoi doveri di tutela e salvaguardia della città, contro il rischio che la laguna diventi un parco tematico, senza più residenti a renderla e mantenerla.
«Quando si dice che a Venezia ci sono pochi bambini e che i giovani si sposano, quando si sposano, e vanno ad abitare altrove, siamo di fronte a notizie preoccupanti per il presente e il futuro», ha esordito dalla scalinata della basilica, costruita nel 1577 per celebrare la fine della peste che uccise un terzo dei veneziani. «Tutte le città al mondo sono belle, ma Venezia è unica e, in difesa della sua unicità, deve scegliere un futuro possibile e sostenibile, a misura più umana - ha continuato - nessuno vuole che diventi una sorta di Disneyland a cielo aperto: bisogna allora rispettarne le fondamenta, i campi, le calli, senza sovraccaricarla di eventi e flussi di visitatori». Non significa chiudere Venezia, ma far sì che non diventi «spazio di conquista».
Parole dure che hanno strappato un applauso a chi ieri aveva appena attraversato il ponte votivo (inaugurato alle 19 con il taglio del nastro del presidente del Senato Elisabetta Casellati e aperto al pubblico alle 19.20) per iniziare a festeggiare tra tavolate e rive imbandite in attesa dei fuochi delle 23.30, dedicati quest’anno all’allunaggio. «Sognando la luna» è stato, infatti, il fil rouge dello spettacolo che ha tenuto il pubblico con il naso all’insù per quaranta minuti ad ammirare i giochi pirotecnici lanciati da trenta piattaforme dagli esperti della Parente Fireworks. «In questa giornata di cinquanta anni fa l’uomo superò se stesso, i suoi limiti compiendo quell’impresa che nessuno avrebbe mai pensato realizzabile: camminare sulla Luna», ha detto il sindaco Luigi Brugnaro ad anticipare il suo monito ai veneziani: «siate resilienti, come Venezia che non si è mai arresa». Ieri il primo cittadino ha iniziato a tracciare il punto del suo mandato, quattro densi anni: «Non mi sono mai arreso».
E mentre sindaco e patriarca prendevano parola, fornendo elementi di riflessione in una giornata di festa, il bacino di San Marco e il canale della Giudecca si riempivano di barche, piccole e grandi, a remi, motore e vela. Sulle rive, invece, veneziani e turisti hanno toccato con mano il peso dei controlli di sicurezza: all’altezza degli Incurabili, alle Zattere, le code. Il motivo? La sicurezza doveva ritirare tutte le bottiglie di vetro del pubblico (vietate da ordinanza del sindaco) provocando non pochi rallentamenti (e qualche mugugno) al flusso di persone che ieri, probabilmente complice il caldo, le misure di sicurezza stringenti con varchi e transenne controllati da addetti alla security e il tetto di 75 mila persone lungo le rive stabilito dal Comitato per l’ordine pubblico, ha ritardato ad arrivare. Alle 20 nei parcheggi di Tronchetto e piazzale Roma c’era ancora posto e sempre a quell’ora la polizia locale stimava - soltanto - 30 mila persone già pronte a godersi lo spettacolo dei fuochi lungo le rive o in barca. Ma si tratta di dati «imprecisi», come ha sottolineato il comandante dei vigili Marco Agostini. In serata, infatti, i numeri erano più che raddoppiati. |