Roma. Il silenzio e le querce da onorare Paolo Conti Corriere della Sera - Roma 22/8/2019
«Da familiare del magistrato Livatino e soprattutto da portavoce dell’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino” e d’impegno civico per la giustizia e la trasparenza “Tecnopolis” di Canicattì, mi sento di dire che ogni luogo indicato come scenario per fare memoria e rendere Onore a Testimonianza delle vittime innocenti della barbarie mafiosa va preservato e custodito con dignità. L’abbandono del “Giardino della Giustizia” alla Romanina equivale ad un ulteriore oltraggio della loro Memoria e del loro Sacrificio. Mi auguro che il sindaco Raggi e l’amministrazione capitolina trovino il modo per recuperare il Giardino ed affidarlo alla società restituendogli decoro e dignità. Vincenzo Gallo.»
È l’ennesima protesta di un familiare dei 27 magistrati uccisi mentre difendevano le leggi della Repubblica e ai quali era stato dedicato il «Giardino della Giustizia» alla Romanina, abbandonano e lasciato seccare da quella Giunta comunale che l’aveva voluto come segno di Memoria da consegnare alle nuove generazioni. L’incuria e l’incapacità amministrativa seguite alla cerimonia di inaugurazione hanno trasformato il parco in una distesa priva di vita, con le 27 querce morte. I familiari dei magistrati continuano a protestare col Campidoglio (abbiamo già pubblicato altri messaggi indignati) ma dai vertici capitolini ancora silenzio. Oltre al degrado, anche un’arrogante indifferenza. Eloquente segno dei tempi che Roma sta vivendo.
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