VENEZIA - Luigi D’Alpaos Professore di Idrodinamica, le sue proposte furono scartate “Era meglio il modello Rotterdam Comunque quel progetto non va” SANDRA AMURRI Sabato 16 Novembre 2019 | IL FATTO QUOTIDIANO
Cinque anni fa il professor Luigi D’Alpaos, oggi professore emerito di idraulica nell’Università di Padova, uno dei maggiori esperti di idrodinamica e morfo-dinamica lagunare, rivelò al Fatto che il Consorzio Venezia Nuova alla soluzione, da lui prospettata per risolvere il problema dell'acqua alta, aveva preferito il Mose, opera più sofisticata e molto onerosa perché sarebbe stata realizzata grazie a un circuito perverso fra politica, finanza e tecnica. Oggi, di fronte alla tragedia di Venezia e al cantiere infinito del Mose il professor D'Alpaos, autore di molti libri, l'ultimo “Sos Laguna” (Mare di carta), dice: “La ragione del dopo serve a poco ma se avessimo avuto un'opera capace di chiudere le bocche di porto il disastro si sarebbe evitato”. Il Mose ha costi di gestione e manutenzione proibitivi: “Quando lo approvarono –ricorda –dissero che sarebbero stati di 10-15 milioni annui, ora devono ammettere 100-120 milioni”. E si torna a parlare del modello olandese: “Eh sì! Le paratoie del canale di Rotterdam, operative da 20 anni, diversamente da quelle del Mose che sono sempre sommerse e trattandosi di meccanismi delicati comportano incrostazioni delle cerniere e non solo, quando non sono operative, stanno all'asciutto ai due lati del canale, protette in appositi vani. Vengono azionate quando bisogna sbarrare il canale e rimangono nell'acqua solo per i brevi periodi in cui è necessario difendere Rotterdam dalla marea. Ma ora bisogna terminare il Mose anche se non sappiamo se e quando sarà possibile e quanto costerà”. DAL 2014 ci sono i commissari: “Avrebbero dovuto fare una ricognizione e tirare una bella linea, invece per 120 mila euro l'anno ognuno, hanno fatto l'elenco della spesa senza mai dire il prezzo, accorgendosi il giorno dopo che occorreva aggiungere qualcosa”, dice D’Alpaos. Il governo sembra averlo ascoltato nominando una nuova commissaria, Elisabetta Spitz: “Trattandosi di un'opera di ingegneria complessa occorreva un ingegnere”. Uno degli uscenti lo è.“Sì ma nel campo delle costruzioni –dice D’Alpaos –, mentre occorre uno specialista di idrodinamica e morfodinamica lagunare. Il Mose comunque è una soluzione a breve termine, questa tragedia potrà ripetersi visto che in un secolo avremo un innalzamento del livello medio del mare da 70 centimetri a un metro. Dovremo scegliere: mi difendo dall'acqua alta salvaguardo l’ecosistema lagunare o la portualità veneziana? Occorreva pensare alla creazione di insule, progetto accantonato perché disturbava il manovratore, il Consorzio, come, ad esempio, il sollevamento del suolo rispetto al mare iniettando fluido a grandi profondità. Ma servono tecnologie e conoscenze che nessuno, in 40 anni, ha voluto acquisire. Quando Cacciari sindaco mi invitò a parlarne, mi trovai contro tutti. Galan ha detto: ‘Ho davvero male al cuore, Venezia è la città che amo di più’. Ripeto la risposta che gli diedi quando mi definì infermiere dell'idraulica: in ospedale è meglio essere curati da un infermiere esperto che da un primario messo lì dalla politica”.
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