Roma. La tomba di Elena Arianna Antoniutti Il Giornale dell'Arte numero 402, novembre 2019
Il sepolcro monumentale è aperto al pubblico, dopo una campagna di recupero, scavo e restauro iniziata nel 1993
Tra il 315 e il 325 d.C. l’imperatore Costantino fece edificare a Roma uno dei primi edifici di culto cristiani: la basilica circiforme in onore dei santi Marcellino e Pietro. Accanto volle la costruzione del mausoleo dinastico in cui sarà sepolta la madre Elena, deposta nel sarcofago in porfido ora custodito nei Musei Vaticani.
Il sepolcro monumentale, dal mese scorso, è finalmente aperto al pubblico, dopo una campagna di recupero, scavo e restauro iniziata nel 1993. Restauro e riapertura sono stati promossi dalla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, in convenzione con la Pontificia commissione di archeologia sacra, che ha affidato alla stessa Soprintendenza la gestione del complesso museale.
Il mausoleo è costituito da un basamento cilindrico, sovrastato da un alto tamburo coperto a cupola, comprensiva di due giri concentrici di anfore olearie iberiche, «pignatte», da cui il nome moderno di Tor Pignattara attribuito all’edificio e all’intera area urbana che lo ospita.
All’interno del monumento, nel 1632, venne costruita una piccola chiesa rurale, ingrandita nel 1764, ora adibita ad antiquarium. Tra i reperti in esposizione, rinvenuti nei pressi del sepolcro e nelle vicine catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, affreschi, iscrizioni, are e una magnifica testa in marmo pentelico, ritrovata nel 1976 nello scavo delle gallerie contigue al mausoleo imperiale, identificata come un possibile ritratto della stessa Elena.
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