Roma. Manifesto blasfemo. Scontro sul Macro Paolo Conti Corriere della Sera 17/12/2019
Un poster evidentemente ideato per far esplodere una bomba mediatica. Un manifesto blasfemo esposto in vetrina come un pezzo d’arte al Macro, il Museo comunale (pubblico) di arte contemporanea.
Roma. Nella Roma di fine 2019, sommersa dai rifiuti e strangolata dal traffico, può succedere anche che un poster evidentemente ideato per far esplodere una bomba mediatica (un Cristo in piedi benedicente e visibilmente eccitato di fronte a un bambino inginocchiato, sotto il titolo «Ecce Homo Erectus») finisca esposto in vetrina come un pezzo d’arte al Macro, il Museo comunale (pubblico) di arte contemporanea firmato da Odile Decq. E ci rimanga qualche giorno, finché non arrivano sui social foto commentate con indignazione da Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia («Ora basta! Governo e Comune intervengano per difendere i valori nei quali si riconosce la maggioranza degli italiani. Io sono cristiano e voglio essere rispettato!») e da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia («Non riesco a capacitarmi di come qualcuno abbia potuto autorizzare uno scempio di questa gravità all’interno di un museo comunale della Città Eterna»). A dichiarazioni rilasciate, l’azienda Palaexpo — «ente strumentale» del Comune di Roma, gestisce Palazzo delle Esposizioni, Macro ed ex Mattatoio — ha fatto sapere: «L’azienda, che per sua missione promuove ogni giorno la cultura e il rispetto critico della libertà artistica e di espressione, si dissocia dal messaggio del manifesto. Lo stesso è stato rimosso».
Ma come è finito quel poster in un museo comunale pubblico? Il Macro è da tempo impegnato nel progetto «Macro Asilo», ideato dal curatore uscente (il 31 dicembre prossimo) Giorgio De Finis, una «palestra aperta» per multiple sperimentazioni. In questi giorni era in programma, tra molti altri, l’evento StealThisPoster , progetto artistico di «Subvertising» a cura di Nero Gallery, presentato dal giovane street artist romano Hogre (già denunciato per «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio» nel luglio 2017 per aver affisso manifesti su spazi Atac) e da Special Patrol Group. Un «sovvertimento» dei messaggi pubblicitari (un Babbo Natale con una molotov in mano, per esempio). Come si spiegava nel programma « Subvertising deriva dalla crasi dei vocaboli anglosassoni subvert (sovvertire) e advertising (pubblicità) a indicare la pratica di “vandalizzazione creativa” di manifesti pubblicitari, una forma di sabotaggio culturale». Al momento della presentazione del progetto, assicura il presidente di Palaexpo Cesare Pietroiusti, «quel poster nella documentazione ovviamente non c’era. È apparso dopo in mezzo agli altri. In una giornata Macro Asilo ospita anche venti eventi, e questo ha ritardato il fatto che ce ne accorgessimo. Io stesso sono un artista e un fautore della libertà di espressione. Ma non quando c’è un contenuto che volutamente scateni solo una polemica strumentale quanto quella politica che abbiamo visto. Invito chi ha rilasciato certe dichiarazioni, nel nome di una presunta attenzione a valori religiosi, a venire a valutare la qualità della nostra offerta culturale».
Prende le distanze Luca Bergamo, prosindaco di Roma e assessore alla Cultura: «Ringrazio il Palaexpo per aver disposto la rimozione di un’opera che è intenzionalmente ed esclusivamente offensiva. La libertà d’espressione in arte è un diritto fondamentale che va sempre protetto, ma esercitare il diritto alla libertà d’espressione artistica richiede un intento e un atto artistico, cose che in questa circostanza non ravvedo. Non è compito del governo decidere cosa sia o meno arte, ma ciò non può impedire a chi esercita queste funzioni di esprimere le proprie vedute in simili casi».
|