Torino. Tutti i francobolli dal 1861 in poi. Il regalo di Bruno Segre alla città Gabriele Guccione Corriere della Sera - Torino 18/12/2019
Si scorge la storia d’Italia dietro la lente di ingrandimento con cui Bruno Segre, 101 anni, osserva meticolosamente i suoi francobolli: le dentellature pressoché perfette, l’assenza di difetti di stampa nella sovrapposizione dei colori, i bordi integri. E poi i volti degli uomini e delle donne, ma anche le immagini delle opere dell’ingegno italiano, degli avvenimenti storici e dei simboli che hanno fatto grande il Paese. Una storia, raccontata attraverso 158 anni di emissioni filateliche, che si appresta ora a passare dalle mani di uno degli ultimi testimoni torinesi del Novecento, protagonista di tante battaglie per la libertà, a quelle di tutti i suoi concittadini. La preziosa collezione traslocherà nelle sale dell’Archivio storico della città in via Barbaroux: 67 album che raccolgono tutti, o quasi tutti, i francobolli emessi dal 17 marzo 1861, dall’inizio del Regno d’Italia, fino al 2019.
Si scorge la storia d’Italia dietro la lente di ingrandimento con cui Bruno Segre, 101 anni, osserva meticolosamente i suoi francobolli: le dentellature pressoché perfette, l’assenza di difetti di stampa nella sovrapposizione dei colori, i bordi integri. E poi i volti degli uomini e delle donne, ma anche le immagini delle opere dell’ingegno italiano, degli avvenimenti storici e dei simboli che hanno fatto grande il Paese. Una storia, raccontata attraverso 158 anni di emissioni filateliche, che si appresta ora a passare dalle mani di uno degli ultimi testimoni torinesi del Novecento, protagonista di tante battaglie per la libertà, a quelle di tutta la comunità.
«Io amo la mia città, e così ho deciso di regalare tutto questo ai miei concittadini», spiega con poche parole l’avvocato Segre, aprendo le porte del suo studio sommerso di libri e riviste in via della Consolata. Così, «per amore», e perché diventi patrimonio comune, la sua preziosa collezione traslocherà nelle sale dell’Archivio storico della città in via Barbaroux: 67 album che raccolgono tutti, o quasi tutti («Direi che è completa al 95 per cento»), i francobolli emessi dal 17 marzo 1861, dall’inizio del Regno d’Italia, fino al 2019. «C’è pure un “Volta violetto” senza sovrastampa: l’ho comprato a Vienna a un’asta per 2.500 euro», fa notare non senza un certo orgoglio l’avvocato Segre. Un esemplare raro risalente al 1927 che gli addetti ai lavori definiscono l’errore di stampa più celebre della filatelia del Regno d’Italia. Ma è solo un pezzo di una collezione talmente vasta che nemmeno chi l’ha messa assieme in quasi novant’anni ne conosce con esattezza i numeri. «Non ho mai contato tutti i miei francobolli — ammette l’avvocato —. Per accettare la donazione, il Comune mi ha chiesto di quantificarne il valore. La stima in base ai valori medi di mercato è di 500 mila euro».
Quella per la filatelia è forse la meno civile tra le passioni di Segre, uno degli ultimi protagonisti viventi della storia di Torino nel Secolo breve, con le sue tante battaglie davanti alle quali non si è mai arreso, come recita il titolo della sua biografia. La laicità delle istituzioni, i diritti umani, gli ideali libertari e socialisti che lo hanno portato a militare in Giustizia e libertà durante la Resistenza e a battersi nel 1949 per l’obiezione di coscienza e negli anni Settanta a favore del divorzio, oltre all’impegno attraverso il mensile L’incontro. E, insieme a tutto questo, i francobolli. «Sin da quando avevo 12 anni e pochi soldi cominciai a comprare qualche francobollino — racconta l’avvocato —. La collezione è nata così, quasi per gioco: Bolaffi pubblicava sulle pagine della Gazzetta del Popolo una vignetta con tre francobolli, bisognava rispondere a una sorta di quiz, e chi indovinava riceveva la busta in omaggio. Negli anni, poi, la collezione si è ingrandita». I ricordi da collezionista, prima che da partigiano, ex prigioniero politico o militante per i diritti civili, si affastellano nella memoria. «Dalla grave crisi filatelica che seguì gli anni della Liberazione, con emissioni ridottissime, al macero dei francobolli invenduti voluto dai grandi commercianti di filatelia negli anni Sessanta; fino ai giorni nostri, tempi di un’altra crisi — constata con amarezza Segre — dovuta all’abbandono dell’uso del francobollo: quest’anno sono state fatte 72 emissioni, alcune parecchio brutte».
I suoi preziosi francobolli ora sono diventati patrimonio della città (la donazione è stata accettata ieri dalla giunta comunale). Ma non sono l’unica eredità, in vita, dell’«avvocato partigiano» che non ha mai perso la voglia di lottare. E che, anzi, continua a intervenire nel tempo presente: «Le sardine? Guardo a loro molto favorevolmente, palesano l’insurrezione della parte sensibile del Paese alle invettive degli analfabeti della democrazia».
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