Il patriarca sferza la politica.«Così Venezia muore, statuto speciale per la città» Matteo Riberto Corriere del Veneto 18/12/2019
Il patriarca in Basilica. A Marghera: basta precariato
VENEZIA. «Qualora continuassero scelte e politiche incuranti della fragilità e unicità di Venezia, se ne decreterebbe la morte». Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, prima del concerto di Natale in Basilica ha lanciato un appello alla politica. Il tono è deciso e il messaggio è chiaro. «In una comunità ci sono scelte fondamentali che vanno prese in modo condiviso e attuate in tempi certi a prescindere dalla connotazione politica della forza che, di volta in volta, governa». Il patriarca interviene dopo l’acqua granda che ha messo a dura prova anche la Basilica di San Marco. Almeno i tre i milioni di danni provocati dalla marea che invade ormai in continuazione anche la cattedrale di Venezia. «A tale questione, irrisolta da anni, si unisce la questione residenziale» ha aggiunto Moraglia che si è poi rivolto direttamente alla politica. «Sui fondamentali che riguardano il bene della città, maggioranza e opposizione non devono dividersi o far campagna elettorale» perché «una città divisa è una non-città. Sulla scelta di essere civitas non è possibile prendere posizioni conflittuali, imbastire contrapposizioni o costruire polemiche per cercare visibilità. Venezia non merita questo». La sferzata del patriarca è arrivata ieri sera prima del tradizionale concerto a San Marco alla presenze delle autorità tra cui il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il vicepresidente del Veneto Gialuca Forcolin e la presidente del consiglio comunale Ermelinda Damiano. «Venezia non può ridursi ad essere, nella migliore delle ipotesi, un museo a cielo aperto o, peggio, un maxi-supermercato. E non si tratta di due ipotesi così irreali», ha detto. «Chi è chiamato a governare governi e chi è chiamato a svolgere l’importante funzione di opposizione la svolga al meglio dando così il suo importante contributo alla vita democratica. Non si torni però a mettere in discussione ogni volta i fondamentali, ossia il bene di Venezia», ha continuato spingendo per lo statuto speciale. «Uno statuto per la città che non la separi dal territorio ma sia uno strumento legislativo, economico e finanziario che ne riconosca l’unicità e ne consenta il rilancio». Il discorso di ieri sera ha seguito la messa che Moraglia ha celebrato la mattina nella mensa del Petrolchimico di Porto Marghera davanti a lavoratori e dirigenti. «Di precariato si muore — aveva detto sottolineando la necessità di un’equa redistribuzione della ricchezza riuscendo a coniugare imprenditoria ed ecologia — crea persone arrabbiate che vedono passare anni della loro vita e non riescono a progettare una vita personale e familiare. Potrebbe essere anche un’attesa di qualcosa che deve venire, se invece diventa una categoria di lavoratori di secondo livello è qualcosa di profondamente negativo perché non rispettoso della dignità delle persone e si deve cercare di contrastarlo in tutti i modi».
Alle domande sul movimento delle sardine ha risposto: «Credo che tutti i movimenti di piazza vadano ascoltati e aiutati a trovare la loro identità per il bene comune». |