Massa. Acqua e abbandono sulle maschere africane dono del collezionista Manuela D’Angelo Corriere Fiorentino 18/12/2019
Regalate a Massa, relegate nei sacchi: sono in pericolo
Il MAMe, Massa Africa Memoria, è una collezione di scultura africana donata alla città di Massa da Julio Silva, artista argentino tra i più importanti collezionisti di arte africana: 300 opere di una bellezza inaspettata, che rappresentano i riti, le cerimonie e i valori delle tribù di diversi paesi dell’Africa, del valore di 1,2 milioni di euro, che sono però finite ammassate in una stanza umida del castello Malaspina, perché considerate «non opportune» all’interno di un maniero medievale.
Julio Silva ama Massa quasi come la sua terra, l’Argentina, e come la sua seconda casa, Parigi, dove tutt’oggi vive con la moglie Catherine Lecuillier, compagna di viaggi in tutto il mondo alla ricerca dell’arte africana. Pezzi introvabili, rarissimi. Quelli in circolazione, i più preziosi, hanno 150 anni e valgono fortune. Lo sa bene il castello Sforzesco di Milano che possiede una tra le più grandi collezioni. A Massa Silva incontra Massimo Bertozzi, curatore di mostre d’arte, all’epoca capo di gabinetto del Comune; trova la città tra monti e mare «uno scrigno che aiuta a pensare e a creare» e per questo decide, circa dieci anni fa, di donarle una parte della sua collezione: 300 oggetti da Congo, Zaire, Nigeria, Burkina Faso e Camerun; maschere coloratissime che definiscono ruoli e comportamenti pubblici, simboli di riti scaramantici e preghiere. La donazione avviene attraverso un carteggio privato tra Silva e l’amministrazione. L’artista pone soltanto una condizione: che le sue opere siano esposte in forma permanente al castello Malaspina. La collezione arriva a Massa nel 2014 e il Comune organizza una mostra con 40 opere dal titolo N’kosi Sikelele Africa .
Il resto della collezione viene conservato al castello e, dopo sei anni, della permanente non se ne è più sentito parlare: è stato un consigliere comunale del Pd, Stefano Alberti, che qualche mese fa, durante un sopralluogo, ha notato in un ripostiglio degli imballaggi, da cui uscivano statue di legno; le opere della collezione non erano mai più state aperte dal 2014, nessuno sa in che condizioni siano, se l’umido le abbia danneggiate.
Alberti in quell’occasione scrive una interpellanza all’attuale sindaco Francesco Persiani, primo cittadino soltanto dal 2018, il quale del carteggio tra Silva e i suoi predecessori non conosce quasi nulla: sa che esistono delle opere donate al Comune e vuole rispettare la volontà generosa di chi le ha offerte, ma il castello non sembra il luogo più adatto per ospitare una mostra di arte africana». Così, in attesa che la politica faccia il suo corso, 300 opere, del valore di 1,2 milioni di euro rimangono a marcire al buio di un ripostiglio. |