Brescia. Un Ateneo ringiovanito. Aperta al pubblico la Casa Museo Massimo Tedeschi Corriere della Sera - Brescia 22/12/2019
Aggiornamenti alla Storia di Brescia Ampliata la platea di socie e soci
Missione compiuta. Sergio Onger chiude il suo secondo (e non replicabile) triennio da presidente dell’Ateneo di Scienze lettere e arti di via Tosio con un bilancio significativo. Fra le stanze neoclassiche in cui vissero i conti Paolo e Paolina Tosio vige la regola della continuità, che neppure Onger ha infranto: socio dal 1997, in consiglio dal 2007 al 2013 con la carica di vicepresidente di Francesco Lechi, gli è succeduto come presidente dal 2013 al 2019 e il 31 dicembre passerà le consegne al suo successore — già vice — Antonio Porteri.
Scrupolo e puntiglio di Onger è stato «riaffermare che l’Ateneo è un patrimonio della città, un’istituzione in cui tutte le componenti della società civile possono riconoscersi». Ne fanno fede i rinnovi delle convenzioni Ateneo-Comune: contrastati (politicamente) quelli degli anni Novanta e dei primi Duemila, approvati all’unanimità quelli del 2014 e 2019. «S’è capito che lavoriamo per l’interesse comune, per il bene della città» osserva Onger.
I rapporti con il Comune: come sono cambiati? «Nel 2014 abbiamo modificato la convenzione che ci assegnava palazzo Bonoris (ex sede della DC, ndr). Su quell’edificio sono cambiati i progetti del Comune che perciò ci ha ri-assegnato palazzo Tosio». Il cui profilo, però, è mutato negli ultimi anni: «Fin dalla mia elezione avevo immaginato la ricostituzione dell’appartamento Tosio secondo il disegno originario. Il clamoroso successo di visitatori nel marzo 2016, con le Giornate di primavera del Fai, ci ha spinto a costituire una vera e propria Casa Museo». Con una spesa di 400mila euro suddivisa fra Ateneo, Comune, Regione e Fondazione Cab sono stati sistemati i tetti dell’ala ovest, è stato rifatto l’impianto elettrico, è stato restaurato (quasi) tutto il piano nobile di via Tosio 12, sono stati sistemati ambienti e mobili e sono tornate a casa ottanta opere che si trovavano in deposito alla Fondazione Brescia Musei».
Dal marzo 2018 la Casa Museo è stabilmente aperta, con visite guidate gratuite, nei week end da aprile a ottobre. Il cantiere-Tosio però non è finito: «Stanno per partire i restauri di una sala del Seicento a pian terreno grazie a Fondazione Cab e a donazioni private. Abbiamo pronto un piano generale di intervento che riguarda tutto il pian terreno, con la realizzazione della biblioteca, della sala studio e dell’auditorium sotto la terrazza, e la sistemazione del piano nobile dell’ala est. Nel luglio scorso il Comune ci ha assegnato le stanze di via Tosio 14». La Casa Museo è già entrata a far parte della Rete dell’Ottocento in Lombardia.
Ma la presidenza di Onger (che insegna storia all’Università di Brescia ed è allievo di Franco Della Peruta) non ha riguardato solo muri e cantieri. Anzi. Al suo attivo c’è una dinamica attività culturale: «Grazie al sostegno di Ubi Fondazione Cab abbiamo avviato la pubblicazione degli Annali di storia bresciana, che equivalgono ad aggiornamenti della Storia di Brescia di Treccani degli Alfieri: è in arrivo il VII volume. Grazie al segretario Luciano Faverzani è ripresa la pubblicazione dei Commentari. Abbiamo guidato con AAB il Comitato per il centenario della Grande Guerra, è iniziata una campagna di restauri dei quadri di nostra proprietà: da Basiletti a Renica a Domenico Vantini».
Dinamismo e autorevolezza dell’Ateneo ne hanno fatto il terminale naturale perché lì affluissero in deposito archivi importantissimi, come lo Zuccheri-Tosio, quello della famiglia Folonari e quello dei Martinengo Villagana. L’Ateneo ha altresì contribuito, con Università di Brescia e Fondazione Civiltà Bresciana, alla istituzione del Premio Brescia per la ricerca scientifica, giunto alla terza edizione.
«Il nostro obiettivo è stato uscire dalla torre d’avorio, legare sempre più l’Accademia alla città e al suo territorio, impegnare l’Ateneo in un’azione civile di promozione culturale».
Questo ha significato anche modificare la fisionomia di quel «club dei novanta» (soci) che è l’Ateneo: istituendo la figura del socio sovra-ordinario (over 75 anni), eccedente rispetto a quota-novanta, è stato possibile aprire le porte a giovani e donne: oggi la componente «rosa» in via Tosio conta ben venti presenze. Il passaggio di consegne Onger-Porteri a questo punto si profila senza sussulti. Il presidente uscente lascia in via Tosio un segno rilevante, di rinnovamento nella tradizione.
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