Gli Uffizi portano Raffaello a Roma Lorella Romagnoli Corriere Fiorentino 24/12/2019
Quaranta opere, tra dipinti e disegni, nel 2020 alle Scuderie del Quirinale. Anche «La Velata»
Da un maestro all’altro. Se il 2019 è stato l’anno di Leonardo, il 2020 sarà quello di Raffaello. E Firenze per tre mesi dovrà fare a meno dei suoi capolavori. A cinquecento anni dalla morte, avvenuta a Roma il 6 aprile del 1520 all’età di 37 anni, il 5 marzo del 2020 aprirà al pubblico alle Scuderie del Quirinale la più grande monografica mai dedicata all’artista urbinate con oltre duecento opere tra dipinti, disegni e quadri di confronto, provenienti da musei italiani e internazionali, dal Louvre alla National Gallery dal Prado ai Musei Vaticani.
Un eccezionale contributo arriverà proprio dalle Gallerie degli Uffizi con il prestito «di circa 50 0pere, delle quali — fanno sapere dalle Scuderie del Quirinale — oltre 40 di Raffaello». L’esposizione, dal titolo Raffa ello , sarà il clou delle celebrazioni, «l’evento di punta del programma approvato dal Comitato Nazionale appositamente istituito dal ministro Dario Franceschini e presieduto da Antonio Paolucci». I curatori sono Marzia Faietti e Matteo Lafranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro. L’elenco dei capolavori fiorentini in prestito, che comprende un numero importante di disegni, verrà comunicato nei prossimi mesi. Certo è che lasceranno la città due pezzi da novanta della Galleria Palatina, dove si può ammirare il più consistente nucleo al mondo di dipinti su tela e tavola del Divin Pittore.
In trasferta alle Scuderie per l’esposizione aperta fino al 2 giugno andranno infatti La Velata , il ritratto di donna eseguito dall’artista dopo il suo trasferimento da Firenze a Roma dove arrivò nel 1512 e la Madonna del Granduca , «immagine identitaria della Galleria Palatina», come si legge sul sito degli Uffizi, opera dipinta a Firenze tra il 1504 e il 1508. Resterà invece alla Palatina La Madonna della Seggiol a. Probabile partenza per l’Autoritratto, Il ritratto di Elisabetta di Gonzaga , il San Giovannino degli Uffizi. Rimarranno a casa loro, nella sala dedicata a Michelangelo e a Raffaello, la Madonna del cardellino e i ritratti dei coniugi Doni.
Questo perché — da quel che si apprende, magari per evitare polemiche che inevitabilmente arriveranno — la mostra è pensata come un dialogo tra la Capitale e Firenze. L’idea è che la rassegna di Roma — che sarà inaugurata il 3 marzo alla presenza delle più alte cariche dello Stato e dei rappresentati dei principali Paesi prestatori — possa essere completata dalle opere degli Uffizi. «Il giusto modo per celebrare la grandezza e la fama di un artista universale», ha detto il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, mentre il direttore delle Gallerie Eike Schmidt ha dichiarato che «le Gallerie degli Uffizi, dove si concentra il più grande numero di dipinti e di disegni di Raffaello al mondo, partecipano con entusiasmo all’organizzazione di questa ricorrenza epocale, per offrire una nuova, approfondita visione di Raffaello, specialmente per il periodo in cui l’artista visse a Roma. La mostra, frutto di una collaborazione senza precedenti tra le Gallerie degli Uffizi e le Scuderie del Quirinale, si svolge non a caso nella capitale: Roma non è solo una tappa biografica dell’artista, ma il simbolo della dimensione nazionale della sua arte e del suo pensiero».
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