«Salvare Firenze da Airbnb». Due proposte e un decalogo Marzio Fatucchi Corriere Fiorentino 28/12/2019
Nuove norme sugli alloggi. Un’offerta web solo regolare. Città turistiche, una legge ad hoc- Per i residenti incentivi e non solo
Progetto Firenze, Cgil e Sunia: portale etico e legge per separare le case vere da quelle per turisti
Persa la battaglia in Europa con Airbnb, alla Corte di giustizia europea, c’è chi lancia una «guerra asimmetrica» per evitare che gli effetti negativi del boom degli affitti brevi turistici prenotati online snaturino le nostre città. Dopo una serie di incontri pubblici, ai quali hanno invitato anche tutte le amministrazioni coinvolte (da Palazzo Vecchio alla Regione), è nata una alleanza tra Cgil, Sunia e Progetto Firenze per chiedere di «fare presto». Ma soprattutto di «fare qualcosa»: partendo dalla legge regionale sull’urbanistica e da una piattaforma etica autogestita dai Comuni. La sconfitta
La Corte di giustizia europea su Parigi ha sentenziato che Airbnb (e quindi anche le altre piattaforme web di affitti turistici) è «solo» un sito di intermediazione online. E così, molti degli strumenti messi in piedi in diverse città europee per arginare il fenomeno rischiano di saltare. È il timore che il «Patto delle città» che si ritroverà a febbraio a Bruxelles (da Parigi a Barcellona fino alle italiane Firenze e Bologna) avevano: ed è per questo che chiederanno una legge contro l’«overtourism da Airbnb» alla nuova Commissione Europea. Ma nel frattempo, non si può stare fermi, dicono Progetto Firenze, Sunia e Cgil. Per l’associazione Progetto Firenze «finché l’Unione europea non provvederà a modificare le attuali norme, cosa non facile né rapida, per proteggere le città dalla dilagante diffusione degli affitti brevi occorre cambiare strategia e agire su più fronti. In Italia, in particolare, oltre a proseguire il lavoro di confronto con Parlamento e Commissione Ue aperto dal network di città europee che ha visto recentemente schierarsi anche Firenze e Bologna, abbiamo urgente bisogno di recuperare alle amministrazioni locali strumenti di azione ora limitati». Il primo strumento
La prima proposta è quella di modificare la legislazione urbanistica, regionale e comunale. Ora la classificazione di abitazione è generica, talmente generica che si può chiedere di fare i lavori per fare una casa e usarla come Airbnb. La norma infatti mette insieme «abitazioni singole permanenti e temporanee, alloggi volano, case appartamenti vacanza, bed & breakfast, affittacamere, residenze storiche» Ed è così anche nel Regolamento urbanistico fiorentino. «Per questo motivo — dice l’associazione — a Firenze passi avanti significativi in questo senso potrebbero essere fatti se Comune e Regione agissero di concerto per arrivare a una distinzione univoca tra residenza abitativa permanente e altre forme di residenzialità temporanea (case vacanze, b&b, locazioni brevi, studentati ecc.)».
Dividere le tipologie consentirebbe di «porre le locazioni turistiche professionali in una categoria differente dal residenziale, sottoporrebbe i gestori all’obbligo di chiedere il cambio di destinazione d’uso per gli immobili sede di tali attività». Un obbligo formale che darebbe al Comune ogni tipo di potere di verifica e, usando le previsioni urbanistiche, «calmierare la densità di attività ricettive in specifiche zone della città» oltre che di applicare le giuste tasse (Imu e Tari). E anche gli oneri condominiali «sarebbero più equi». La grande sfida
La seconda proposta è quella di «sottrarre alle piattaforme digitali private il controllo totale del mercato della ricezione turistica». Cioè farsene una propria. Una sfida difficile, ma possibile, visto che la promozione turistica ora è prevista e finanziata (con 9 milioni di euro l’anno) dalla Regione. Per reggere il confronto con gli «over the top», i big del settore, ci sono solo due strade: sfruttare «la risonanza mondiale del proprio brand turistico per introdurre e promuovere nel mercato una propria piattaforma digitale in cui tutte le attività di locazione e ricezione turistica presenti nel territorio possano connettersi e ricevere prenotazioni, recensioni e certificazione “etica” di rispetto delle normative locali». Cioè si promuove chi si iscrive e garantisce un rapporto con la città, con i commercianti, una «visita autentica». E in cambio, dare transazioni gratuite a chi affitta, facendogli risparmiare molto: ora quelle delle varie piattaforme possono arrivare fino al 30%. Non si può aspettare
La capacità di rendita delle case usate per gli affitti brevi turisti è enorme, ricorda Laura Grandi del Sunia, e si sta espandendo in tutta la città: «Nel solo mese di dicembre sono venuti da noi 27 famiglie che hanno ricevuto disdetta dai proprietari, a scadenza di contratto. E pagavano tutti affitti di livello alto». Disdette, perché i proprietari volevano tutti farne Aribnb: «Molti di queste case non sono manco più in centro». Un intero palazzo in via Baracca «si è ormai svuotato di inquilini per essere trasformato in Airbnb. Abbiamo segnalazioni in via del Pignoncino, zona via Bronzino, dove c’è fervore di affitti turistici».
Sunia e Cgil poi hanno proposto molto altro: un decalogo completo, che va dall’aumento dell’edilizia popolare alle agevolazioni per i residenti che cercano di restare in centro, a nuovi poteri ai Comuni per limitare l’accesso alla città ad alcuni mezzi fino ad una legge speciale per le città ad alta tensione turistica ed un’altra che chiarisca bene chi fa impresa con le case date in affitto. Ma, come ha ricordato la segretaria Cgil Paola Galgani in uno dei convegni dedicati all’argomento, «l’importante è non restare fermi».
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