Molise. Tratturi, paesi e rovine: una bellezza a lento rilascio Franco Arminio Corriere della Sera 11/1/2020
Prima la Puglia, e poi Matera, e adesso il Molise. Continua l’atten-zione a un Sud che una volta era poco conosciuto. C’è da sperare che ora arrivi anche la Calabria. In Molise più che altrove si sente il silenzio di chi se n’è andato e quello di chi non è venuto. È una regione senza l’evidenziatore, colore chiaro, umore sincero, atteggia-mento poco vanitoso. I molisani non sembrano scalpitare per dare notizie dei loro luoghi. Entrando in Molise sulla strada che collega Benevento a Campobasso compaiono le rovine ro-mane di Sepino. Una piccola Pompei, ma senza file e senza pagare il biglietto. Parcheggi e a venti metri dalla strada sei dentro lo stupore. Un altro sito archeologico pregiato, ma in questo caso meno a portata di mano, è il teatro sannitico di Pietrabbondante. È davve-ro scandaloso che pochi italiani cono-scono questo posto, ma in un certo senso è anche una fortuna. In Molise non vedi mai quella vernice omologan-te che il turismo fornisce ai luoghi. Il poeta Rimanelli pensa al Molise come alla «freccia d’oro che ho nell’addome». Lui, come tanti, ha vissuto fuori dalla sua terra. La gente è partita e continua a partire, ma i paesi ci sono ancora: Ca-stel San Vincenzo, Capracotta, Fornelli, Roccamandolfi, Montemitro, Frosolo-ne, Larino, Venafro, Agnone, Vastogi-rardi, Castelpetroso, Oratino, solo per citarne alcuni. Ci puoi andare per stra-de felicemente poco trafficate, ma li puoi raggiungere spesso anche dai trat-turi, le antiche vie della transumanza, da poco riconosciute patrimonio Une-sco. Si potrebbe dire: piccola regione, grandi paesi. E sì perché non esistono paesini. Un paese più è piccolo e più e grande. Questi paesi non si travestono da capolavoro, non vogliono stordirti con chissà quali attrazioni. Il Molise è una bellezza a lento rilascio, è la vitamina M. |