Accademia di Brera. Raddoppio e autonomia Sara Bettoni Corriere della Sera - Milano 22/1/2020
Il traguardo di «un’autonomia istituzionale», l’espansione allo scalo Farini e a Segrate. L’Accademia di Brera guarda al futuro e allarga gli orizzonti. Procede l’iter per portare gli studenti all’ex scalo ferroviario. Fs sistemi Urbani ha iniziato le necessarie procedure di bonifica sull’area: l’intervento durerà circa un anno.Tra febbraio e marzo si vedranno i primi cantieri. L’idea è quella di accorpare i corsi di Brera 2 di viale Marche e la scuola di restauro. Il traguardo di «un’autonomia istituzionale», l’espansione allo scalo Farini e a Segrate. L’Accademia di Brera guarda al futuro e allarga gli orizzonti. Procede l’iter per portare gli studenti all’ex scalo ferroviario. Nell’autunno del 2019 è stato firmato un accordo tra Politecnico e Accademia per lo sviluppo del progetto. Fs sistemi urbani ha iniziato le necessarie procedure di bonifica sull’area: l’intervento durerà circa un anno. E a breve, tra febbraio e marzo, si inizieranno a vedere le prime impalcature per i cantieri. L’idea è quella di accorpare i corsi di Brera 2 di viale Marche e anche la scuola di restauro che è nella sede di Arcore. Inoltre è prevista la realizzazione di residenze per gli studenti, di cui tutti gli atenei hanno bisogno e Brera ancor di più, visto che circa un quarto degli iscritti proviene dall’estero. «Siamo grati alle Ferrovie dello Stato e al Comune — dice la presidente Livia Pomodoro — per aver compreso come l’opzione per un campus delle Arti per Brera rappresenti una continuità non solo ideale con la funzione originaria dello scalo. Al contrario, può interpretare un ruolo di relazione vitale per la città e la regione, un nucleo propulsivo di energia».
Ma l’espansione segue anche un’altra direttrice. Già a Natale la Cascina Ovi a Segrate ha ospitato una mostra dedicata alla Natività, che ha avuto come protagonisti tredici allievi della Scuola di Pittura. Dal prossimo mese di marzo la cascina recentemente restaurata accoglierà inoltre le lezioni della Scuola di scultura con i corsi di fonderia e ceramica. Tre poli quindi, la sede storica, Farini e Segrate, per realizzare una Brera dal respiro metropolitano. In quest’ottica, la collaborazione col Politecnico è preziosa. Così come l’ateneo di piazza Leonardo ha saputo espandersi e rigenerare la Bovisa, allo stesso modo Brera intende fare con i quartieri in cui prenderà casa.
I piani dell’Accademia però vanno oltre. «La mia ambizione — dice Pomodoro —, dopo aver avviato a soluzione il tema trentennale delle sedi, è un’altra. Il desiderio è far sì che l’Accademia goda di una sua autonomia istituzionale». Un passaggio che si potrà concretizzare in «una vera e fattuale nuova governance di Brera, correlata a una più consapevole responsabilità e a un maggior impegno di tutti coloro che ne fanno parte».
Con l’autonomia la presidente intende aprire a «innovative collaborazioni esterne» a vantaggio degli studenti. Già all’inaugurazione dell’anno accademico 2019 il direttore Giovanni Iovane aveva insistito su questo punto, ricordando che «l’accademia è nel sistema Afam e segue le regole della pubblica amministrazione, non ha ancora l’autonomia delle università», con la conseguenza di una montagna di burocrazia ad ostacolare le varie attività.
Oggi l’Accademia conta più di 300 docenti (189 in organico, 175 a contratto), 4.657 iscritti di cui 1.159 provenienti da 60 Paesi europei ed extra europei, in particolare dalla Cina e dall’Iran. È l’istituzione universitaria che vanta uno dei più alti tassi di internazionalizzazione (33 per cento) e conta 140 convenzioni Erasmus con Stati all’interno dell’Europa e nove partnership con Paesi in altri continenti. Lo sviluppo in nuove aree senza dover abbandonare la sede storica risponde all’esigenza di maggiori spazi per gli studenti, coi quali «dar vita a una grande comunità di artisti».
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