Milano. I tesori del Capitolo. Pochi conoscono l’antica biblioteca dietro il Duomo Marta Ghezzi Corriere della Sera - Milano 8/2/2020
Qui sono conservati oltre 50 mila preziosi volumi dalla Bibbia di San Carlo a una raccolta di incunaboli
La lite fra i canonici del Capitolo di Santa Tecla (la chiesa preesistente al Duomo) e quelli del capitolo di Sant’Ambrogio, inizia nel 1289. Oggetto della contesa, il diritto di stare in testa alle processioni. La conquista della prima fila è fondamentale per i benefici che ne conseguono (soprattutto la distribuzione delle offerte). L’accordo non è facile, i religiosi finiscono davanti ai giudici. La sentenza, trascritta su pergamena, non soddisfa il perdente, oggi diremmo che la impugna, in pratica c’è un altro processo. Andrà avanti così per diverso tempo e ogni volta il nuovo verdetto verrà cucito al vecchio. Così l’antica pergamena raggiunge la lunghezza di 15 metri. Il rotolo del XIII secolo è appoggiato sul tavolo della Biblioteca del Capitolo Metropolitano. Monsignor Renzo Marzorati, responsabile della biblioteca, lo prende delicatamente in mano e mentre lo apre si lascia andare a un commento scherzoso, «un rotolo costato un gregge di pecore», dice.
La biblioteca più antica di Milano — nata come archivio dei libri liturgici nel VII secolo, ma già ben organizzata a partire dall’VIII — è probabilmente anche la meglio nascosta. Conosciuta solo da studiosi e universitari, è al primo piano del Palazzo dei Canonici, a fianco del Duomo. Una piccola sala di lettura con due file contrapposte di scaffali, oltre cinquantamila volumi nei depositi. Niente di scenografico: ad essere spettacolari sono i libri. Nel patrimonio librario e documentario, importanti volumi di carattere liturgico — le prime edizioni di Messali e Breviari ambrosiani e antichissimi Corali —, e storico, la collezione di incunaboli (una settantina) e di cinquecentine (un migliaio), riccamente miniati. «I lasciti si sono susseguiti nei secoli, fra i più importanti quello di San Carlo Borromeo e, in epoca più recente, a metà Ottocento, di Gaetano Oppizzoni, conservatore dell’Ambrosiana, grandissimo bibliofilo», racconta Marzorati.
Rosso fuoco, a piena pagina. Si notano subito i profili di Ludovico il Moro e dell’arcivescovo Guido Antonio Arcimboldi, nell’atto di incoronarlo. La miniatura del Messale Arcimboldi (1492) toglie il fiato (così precisa che è perfino riprodotta la collezione di piatti esposta durante le cerimonie). Altrettanto potenti le pagine del Messale Santa Tecla (1402), di grande valore simbolico la Bibbia da viaggio (1312) e quella del Borromeo, «arricchita» dalle sue annotazioni. Sul tavolo, un’altra pergamena: è la bolla d’unione della Chiesa d’Occidente con quella d’Oriente, il documento che annuncia la ricomposizione dello scisma (in latino la parte papale, in greco quella dell’imperatore). «Un accordo non per vera convinzione teologica, ma dettato dall’avanzata dei Turchi su Costantinopoli», ricorda Marzorati. «Furono redatte due copie, l’Orientale è persa, rimane anche un unico sigillo in lamina d’oro, l’imperiale». Ultima sorpresa, il grande tomo «Antichità di Ercolano» (anno 1757), con le incisioni che riproducono gli ambienti e gli oggetti venuti alla luce con gli scavi. «È una serie di otto volumi mai messi in vendita: re Carlo di Borbone li donò a enti culturali e religiosi».
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