Bergamo. Le cure al Trittico del Padovanino D. Sp. Corriere della Sera - Bergamo 14/2/2020
Nell’aula consiliare di Palazzo Creberg c’è silenzio e odore di vernice. I restauratori Alberto Sangalli, Marco Fumagalli, Andrea Lutti e Sabrina Moschitta sono concentrati sul Trittico di Sant’Andrea del Padovanino. Le tre tele rientrano nel programma dei «Grandi restauri» finanziati dalla Fondazione Credito Bergamasco e verranno messe in mostra dal 7 maggio.
Il via vai di persone e il chiacchiericcio degli uffici bancari rimangono al piano di sotto, nell’aula consiliare di Palazzo Creberg c’è silenzio e odore di vernice. I restauratori Alberto Sangalli, Marco Fumagalli, Andrea Lutti e Sabrina Moschitta sono concentrati sul Trittico di Sant’Andrea del Padovanino. Le tre tele rientrano nel programma dei «Grandi restauri» finanziati dalla Fondazione Credito Bergamasco, verranno messe in mostra dal prossimo 7 maggio.
Gli oli su tela risalgono al 1630 circa, nel periodo maturo di Alessandro Varotari, detto Padovanino: «Le pennellate sono veloci, come se si trattasse di un affresco — spiega Sabrina Moschitta —. I quadri sono concepiti per essere guardarti dal basso, quasi ci si dovesse sdraiare». Colpisce la «modernità», l’accostamento audace dei colori, insolito per l’epoca: così i drappeggi delle vesti degli angeli sono azzurri e rosa. Le tinte accese, come le ha volute il Padovanino, si svelano al procedere delle fasi di pulitura. «La tela del Martirio di Sant’Andrea — dice Moschitta — richiede un intervento più lungo. Durante il restauro precedente sono stati usati colori a olio, una tecnica oggi abbandonata perché non permette di riportare facilmente l’opera allo stato originale. Per poter lavorare abbiamo fatto degli impacchi con un gel ad hoc sfruttando il divario di circa 400 anni di polimerizzazione del colore». I restauratori a Palazzo Creberg utilizzano vernici reversibili che si sciolgono, anche a distanza di tempo, con un apposito solvente. Il telaio in legno e la foderatura della tela che riproduce il martirio del Santo verranno sostituiti del tutto. «Per le altre due opere, gli Angeli musicanti e gli Angeli con le palme, invece non c’è bisogno», specifica la restauratrice.
«Crediamo fortemente nel valore dell’arte», commenta il segretario generale della Fondazione Credito Bergamasco, Angelo Piazzoli. Dal 2008 ad oggi sono novantaquattro le opere restaurate grazie ai finanziamenti della Fondazione, da dieci dipinti del Lotto, all’Ultima cena di Allori, passando per Previtali e i Bassano, fino a Palma il Giovane. Il tema della prossima mostra, dal 7 maggio al 5 giugno, è «Bagliori veneziani in terra di Bergamo». Oltre al Trittico del Padovanino, verrà esposto, dello stesso autore, il Gesù Cristo flagellato, con santi, in fase di restauro nello studio di Antonio Zaccaria, con la collaborazione di Barbara Vitali. «Ci sarà poi la Deposizione di nostro Signore di Giulio Carpioni che sta restaurando Fabiana Maurizio», aggiunge Piazzoli.
Delfina Fagnani e Roberto Buda stanno lavorando, invece, alle tavole di Vittore Carpaccio che raffigurano Sant’Antonio Abate, Dio Padre, San Gerolamo e San Giovanni Evangelista.
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