Napoli. Torna la preistoria al Mann. Da marzo appuntamenti con l’arte contemporanea Corriere del Mezzogiorno - Campania 15/2/2020
Giulierini: «L’archeologia dialoga sempre con il presente, dalla grafica al fumetto d’autore»
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli sempre più sulla linea degli estremi temporali, luogo di tonificante cortocircuito fra l’antichità remota e la contemporaneità più spinta. Il 28 febbraio infatti si riapre con un nuovo allestimento e con una nuova concezione informativa e didattica la sezione dedicata a Preistoria e Protostoria, cui seguiranno il 16 marzo l’inaugurazione della mostra «Gli etruschi e il Mann» e l’8 aprile la presentazione dell’exhibit su «I Gladiatori». Mentre a partire dal 6 marzo il museo diretto da Paolo Giulierini ospiterà in successione quattro appuntamenti con l’arte contemporanea: le street artist anonime Lediesis che raccontano le superwoman della cultura, il fotografo Luigi Spina che viaggia con il suo obiettivo nei depositi del Museo, Davide Cantoni che presenta 25 disegni bruciati per far dialogare cronaca e mito e infine Gaetano Di Riso che immagina una versione pittorica della scultura dell’Adone di Capua.
«L’archeologia – spiega Giulierini - dialoga sempre con il presente, perché anche quell’arte che affiora dalle antiche civiltà, e andando indietro fino alla preistoria, è stata un giorno arte contemporanea. Nella nostra programmazione trovano così spazio vari percorsi di ricerca, dalla scultura alla street art, dalla fotografia alle arti figurative, dalla grafica al fumetto d’autore».
Partiamo allora dal restyling della collezione permanente del Mann relativa a Preistoria e Protostoria, a cui fa da viatico l’appassionante ciclo ricostruito, dedicato alle pitture cavernicole di Lascaux risalenti al Paleolitico superiore (visitabile fino al 31 maggio). La nuova sezione resterà al secondo piano nel lato occidentale del museo e sarà formata da circa tremila reperti, fra cui anche alcune significative novità. Nel complesso otto sale che documentano i piu` interessanti siti preistorici e protostorici della Campania e dell’Italia meridionale, con materiali da collezioni private e scavi, provenienti da contesti come la Grotta delle felci a Capri, la Grotta di Pertosa e la necropoli del Gaudo di cultura eneolitica sviluppatasi nel Sud Italia tra la fine del IV e la prima metà del III millennio a.C. Così denominata per il sito funerario di Spina-Gaudo nei pressi della foce del fiume Sele. Tutti reperti che vanno dal Paleolitico inferiore all’Età del Ferro, alcuni dei quali provenienti dai depositi ed esposti per la prima volta per un viaggio fra manufatti litici, prime testimonianze artistiche, pratiche funebri. E ancora i ritrovamenti provenienti da Capri, Capua, Calatia (oggi nel territorio di Maddaloni), Vivara (Procida) e Palma Campania, come il boccale caprese del IV millennio a.C. o successivamente gli Skyphos, Kotyle e Coppa del Signore dei cavalli, risalenti all’VIII secolo a. C. e quindi al tempo di fondazione di Pithecusae, il sito ischitano prima presenza ellenica in Italia. Che a sua volta costituisce un altro nucleo di cui fa parte anche la ricostruzione della casa in pietra a secco.
Per quanto riguarda il contemporaneo tutto iniziò con Francesco Clemente, Jeff Koons, Anish Kapoor, Richard Serra e Damien Hirst, firme internazionali dello star system dell’arte che fra 2003 e 2004 “violarono” con la forza del proprio lavoro trans, neopop o concettuale, le sacre stanze riservate ai capolavori dell’antichità greco-romana. Il dialogo che ne scaturì, esaltando il confronto-contrasto fra la bellezza classica di opere come i Tirannicidi o il Toro Farnese, spinse anche le successive gestioni a puntare su questo vis a vis millenario fra opere di ieri e di oggi. L’attuale ciclo in programma inizierà il 6 marzo, con le Lediesis che dopo le incursioni in sette città italiane (Venezia, Milano, Bologna, Firenze, L’Aquila, Roma e Bari) giunge a Napoli, con i ritratti di otto famose artiste di tutti i tempi e con una simbologia, legata al numero otto, al marzo mese della donna e alla “S” di “Superwoman” presente in tutte le loro opere.
Dal 26 marzo, nella collezione Villa dei Papiri, Luigi Spina presenterà poi la personale «Sing Sing. Il corpo di Pompei», in cui mostra i risultati del viaggio di ricerca compiuto nelle “celle” dei depositi del museo con 50 scatti, pubblicati anche in un volume, che sveleranno capolavori non ancora noti al pubblico. Dal 9 aprile, Davide Cantoni presenterà invece «Uomini e giganti. I sogni della storia», 25 originali “disegni bruciati”, realizzati imitando, come una sorta di miniatore postmoderno, le immagini di cronaca del New York Times . Infine Gaetano Di Riso che il 22 aprile inaugurerà la personale «...e Adone non lo sa», tredici tele ed una scultura lignea in dialogo simbolico e iconografico con la statua di Adone di Capua, databile alla prima metà del II secolo dopo Cristo e proveniente dall’Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere.
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