Bergamo. Ginnastica artistica. Il corpo in movimento e gli occhi bendati per entrare nei quadri Michela Offredi Corriere della Sera - Bergamo 16/2/2020
«In Peterzano» alla Gamec vista con un’altra ottica
Nella sala ci sono cuscini colorati, a terra. Qualcuno, forse allertato dalla locandina che consigliava «un abbigliamento comodo e informale», arriva in tuta e scarpe da ginnastica. E con tanto di borraccia. L’atmosfera è quella che si respira a una lezione di yoga o di teatro, ma nella stanza non ci sono né elastici, né costumi di scena. Solo quadri.
In questa «serata al museo», la «ginnastica artistica» è quella dello sguardo. Ad allenare mente e corpo ci pensano alcune tele della mostra «In Peterzano», allestita fino al 17 maggio dall’Accademia Carrara negli spazi della GAMeC. I teleri di San Barnaba, «Vocazione dei Santi Paolo e Barnaba» e «Santi Paolo e Barnaba a Listri», diventano un’occasione, anzi «il modo più alto per provare a rompere gli automatismi che regolano i pensieri nella quotidianità», anticipa l’archivista e pedagogista dell’espressione Irene Pedretti che, con l’artista Alessandra Corti e la danzatrice ed educatrice somatica Viola Ongaro, conduce il laboratorio.
Il primo dei quattro appuntamenti (i prossimi, il 13 marzo, il 17 aprile e il 15 maggio), venerdì, è andato a ruba. I 20 posti disponibili sono tutti occupati. «Si è creata una lunga lista d’attesa. A chi è rimasto fuori suggeriamo di venire alle prossime serate, simili nell’approccio ma diverse per i contenuti — spiega Lucia Cecio, responsabile dell’area Educazione dell’Accademia —. Da sempre organizziamo attività per avvicinare il pubblico, questa però è una novità». L’idea di fondo è semplice: «Proponiamo al visitatore — prosegue — di mettersi alla prova. In un museo solitamente siamo passivi. Fruiamo di scelte fatte a monte: quelle dell’allestimento, delle opere, delle visite guidate. In questo caso invitiamo a ritagliarsi il giusto tempo per riconoscere, nei due quadri selezionati, qualcosa di se stessi». Come? Attraverso piccoli esercizi e movimenti, da fare singolarmente o in coppia. Ai partecipanti si chiede di osservare le tele, di camminare per la sala (non senza attirare la curiosità degli altri visitatori). E ancora, di disegnare, con gli occhi bendati ma guidati nell’esecuzione, una figura. Si scoprirà poi essere il barbuto sacerdote, presente in «Santi Paolo e Barnaba a Listri». L’olio su tela, commissionato all’artista nel 1573 dall’ordine dei Barnabiti, raffigura i due santi che rifiutano, stracciandosi le vesti, i sacrifici della popolazione locale, rea di averli scambiati per Zeus e Ermes. «Le attività proposte non sono eclatanti — precisa Ongaro —, ma consentono di entrare nell’opera d’arte con una maggior partecipazione». Detto, fatto. «Il quadro ora mi pare più luminoso», commenta un’iscritta. Un’altra aggiunge: «Dopo gli esercizi, mi sono concentrata sugli sguardi del dipinto. Sono più di 30 e vanno in diverse direzioni». Formano traiettorie, accendono connessioni, disegnano nuove relazioni. Avviene lo stesso in «un laboratorio come questo — conclude l’ideatrice Corti —. Lascia delle tracce». Anche Simone Peterzano, ponte fra Venezia e Milano, nel mezzo fra il maestro Tiziano e l’allievo Caravaggio, di tracce ne lasciò molte. Finendo così per influenzare l’intera storia dell’arte italiana.
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