«Beni culturali, quegli assurdi test del concorso» Marcello Bestetti Corriere della Sera 20/2/2020
Sono laureato in Scienze dei Beni Culturali e Ambientali e specializzato in Scienze dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Milano e reduce dalla prova preselettiva del concorso per il reclutamento di 1.052 assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali. Come da regolamento, il test era costituito da 60 quesiti sorteggiati. Alcune domande le ho trovate assurde, se non offensive, per l’intelligenza di quanti vi si sono approcciati: una di queste chiedeva in quanti modi si potesse anagrammare una parola considerando anche i termini privi di significato. Le domande di legislazione e, in qualche caso, anche quelle sulla sicurezza sul lavoro, erano forse un po’ troppo approfondite per il livello della prova in fase di svolgimento. Esigue quelle culturali che, a mio avviso, considerando il dicastero per cui si concorreva, avrebbero dovuto essere la maggioranza se non addirittura la totalità. Ma una nota positiva c’è stata: l’assoluta chiarezza con la quale sono state fornite (anche telematicamente) le informazioni deputate all’organizzazione e allo svolgimento della prova. Spero e prego che, un giorno non troppo lontano, nel nostro Paese il merito e la preparazione tornino al centro della considerazione di chi di dovere e vengano finalmente, pienamente riconosciuti.
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