Firenze. Museo al posto della Regione? L’idea piace poco Mauro Bonciani Corriere Fiorentino 20/2/2020
Giani: Alinari al Duomo. Givone: no, più residenti
Lo aveva già detto — «A partire dall’Archivio Alinari e dalle tante foto capaci di raccontare 150 anni di storia, il progetto è quello di creare un vero e proprio Museo della Toscana al piano terra di palazzo Sacrati Strozzi, in un percorso che si snoda tra l’Opera del Duomo, l’inizio di via del Proconsolo, Palazzo Vecchio e gli Uffizi» — e lo ha ribadito ieri a Il Foglio . Eugenio Giani (Pd), presidente del Consiglio regionale e candidato governatore per il centro sinistra sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa è anzi andato oltre. «Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione, sarà trasformato nel Museo della Toscana con l’archivio fotografico Alinari che l’attuale giunta ha appena acquistato. Non mi interessa una sede monumentale, mi basta quella che c’è in piazza dell’Unità d’Italia. Penso che sia un arricchimento avere spazi museali in tutta la città».
Un nuovo museo insomma in piazza Duomo, traslocando gli uffici della giunta nel palazzo che la Regione già possiede in piazza dell’Unità, palazzo Cerretani, sede della biblioteca della Toscana del Consiglio regionale. Un cambio di rotta rispetto alla giunta Rossi che, dopo l’acquisizione dell’archivio Alinari per 15 milioni di euro, aveva individuato in Villa Fabbricotti (proprietà della Regione) la sede dell’archivio Alinari e ipotizzato un tempo di 27 mesi per la sua ristrutturazione, con il taglio del nastro a metà 2022.
Ieri Rossi e la vice presidente Monica Barni non hanno voluto commentare l’ipotesi Giani e per Sergio Givone, filosofo ed ex assessore alla cultura di Palazzo Vecchio l’idea è un errore. «Il problema è riportare in centro i residenti, non i musei... E per riportare la residenza ci vorrebbe una politica abitativa a favore dei cittadini, altro che Airbnb! Non servono musei nuovi in piazza Duomo. Al museo di Antropologia ed Etnologia di via del Proconsolo ad esempio, a due passi dalla sede della Regione, non va quasi nessuno — aggiunge — Servono politiche culturali diverse e coraggiose, in grado anche di diversificare i flussi turistici». Ad esempio? «Un grande museo di arte contemporanea nella Piana, in dialogo con il Pecci di Prato; un museo di storia sociale di Firenze e dintorni alle Gualchiere di Remole, edificio stupendo lungo l’Arno e inutilizzato. Magari anche il David di Michelangelo alla Leopolda, così smetterebbero di farci certe manifestazioni, come ipotizzò l’ex assessore alla cultura della Regione, Paolo Cocchi». Era il 2008 e Cocchi lanciò la proposta anche per valorizzare il futuro Teatro del Maggio e per «avere un turismo sostenibile e il decongestionamento del centro storico».
«Non si tratta soltanto della valutazione su dove realizzare il museo, ma anche di quale tipo di museo si ha in mente. In questo caso, pur non conoscendo nel dettaglio il progetto, è la definizione stessa di ‘Museo della Toscana che per sua natura indirizza verso un’utenza turistica più che verso i cittadini — dice Colomba Pecchioli, presidente della Fondazione Architetti Firenze — Villa Fabbricotti come sede dell’Archivio Alinari ci sembrava un’ottima occasione, non solo perché facilmente raggiungibile, ma anche per il respiro che il nuovo spazio poteva avere. non solo come museo, ma anche come centro di produzione e ricerca legato al tema della fotografia, coinvolgendo non solo turisti ma ricercatori, studenti, residenti». «Il timore — conclude Pecchioli — è che la scelta di posizionarsi nel del quadrilatero più compresso, in Palazzo Strozzi Sacrati, possa portare alla nascita di qualcosa più simile a un ulteriore museo che faccia del nome Toscana un semplice marchio richiamando ancora una volta nel centro di Firenze più i turisti che i fiorentini».
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