Pistoia, cala il sipario sul museo Marini Matteo Lignelli Corriere Fiorentino 29/2/2020
Chiuso da domani. Interviene Schmidt: portare le opere a Firenze? Come i furti nazisti
La coop che gestisce la portineria: «Non pagati da mesi». Il blitz del direttore degli Uffizi
Pistoia. Nei giorni del Festival del Giallo s’infittisce il caso «Marino Marini» e la vittima è proprio il museo, che da domani chiuderà i battenti perché non ci sarà nessuno ad aprirlo. La cooperativa Itinere di Livorno, che si occupa della portineria e della sorveglianza, ha sospeso l’attività e nessuno dei cinque dipendenti si presenterà a lavoro. Sono loro ad avere le chiavi del museo e i codici dell’allarme, ma la Fondazione ha smesso di pagare la cooperativa a novembre.
«Come impresa abbiamo saldato lo stesso gli stipendi, ma non percepiamo niente da allora» conferma Daniela Vianelli, a capo dell’ente che da cinque anni è all’interno del Marini. «Non è l’unico motivo per cui abbiamo deciso di sospendere a oltranza il servizio — chiarisce — manca un referente con cui interfacciarsi: dalla Fondazione nessuno ci risponde né al telefono né per scritto. Siamo rimasti da soli là dentro e non intendiamo prenderci questa responsabilità, speriamo con questa provocazione di essere contattati». La Fondazione Marino Marini porta avanti dallo scorso marzo un progetto di unificazione del patrimonio di Pistoia con quello della Fondazione Marini San Pancrazio di Firenze, creando un unico museo nel capoluogo regionale e a dicembre ha deliberato la sospensione dell’attività in attesa del giudizio del Tar sul ricorso per togliere il vincolo pertinenziale della Soprintendenza che blocca il trasferimento. Ne hanno fatto le spese due dei quattro dipendenti e chi è rimasto — la direttrice Maria Teresa Tosi, attualmente in malattia, e un’altra lavoratrice part-time — non ha nessuno che andrà ad aprire quando lunedì alle 8,30 suonerà il campanello. «Avevamo chiesto chiarezza circa la situazione contrattuale della cooperativa per evitare questa situazione, ora lavoreremo per ripristinare i rapporti» assicura il sindaco Alessandro Tomasi.
Fino a che non sarà trovata una soluzione, però, il museo sarà sbarrato e al suo interno rimarranno opere dal valore inestimabile, di «uno degli artisti più importanti nel Novecento, di cui anche il Getty di Los Angeles possiede un pezzo», come lo definisce Eike Schmidt, il direttore degli Uffizi che senza mezzi termini si è opposto all’operazione di trasferimento delle opere a Firenze: «È una barbarie paragonabile ai furti d’arte dei nazisti nella seconda guerra mondiale» ha detto Schmidt ieri mattina al Festival del Giallo, prima di visitare il museo al fianco di Tomasi e del senatore di Fratelli d’Italia Patrizio La Pietra. «Questo gioiello non si può distruggere — sostiene Schmidt — chi vuole vedere Marino deve venire a Pistoia, la Soprintendenza ha ragione». Inoltre, ha detto il direttore degli Uffizi, «a Firenze non c’è spazio: strabocca di opere d’arte e di persone. Mettere tutto insieme non ha senso, per noi il decentramento è un obiettivo primario e qua abbiamo opere sul territorio da sfruttare senza dover fare operazioni costose. C’è un potenziale enorme: è una battaglia che va combattuta con la massima forza». Schmidt ha ricordato che «come Uffizi abbiamo dato avvio ad una serie di iniziative con tutta la Toscana e se servirà per salvare Marino includeremo anche Pistoia». |