Firenze. Il caso delle cancellate. Errori e malafede Paolo Ermini Corriere Fiorentino 3/3/2020
La Firenze radical-chic si è mobilitata per difendere le cancellate a difesa degli amici e per opporsi a quelle che dovrebbero proteggere sagrati e monumenti. Sono spudorati. Per anni hanno ignorato allarmi e denunce e ora strepitano perché il priore del convento di Santo Spirito si è stufato di subire nell’indifferenza generale gli insulti alla dignità della basilica simbolo dell’Oltrarno. Stupisce e dispiace che all’offensiva partecipino esponenti della giunta, dall’assessore Vannucci all’assessore Sacchi. Il quale ultimo, per dare alla sua posizione lo spessore di una scelta culturale d’insieme ha esternato su Repubblica Firenze l’idea di demolire anche la cancellata che limita il loggiato di San Paolo in piazza Santa Maria Novella, dove si trova il museo Novecento, comunale, afflitto da endemica scarsità di visitatori. Via tutti gli ostacoli, venite venite. Come se tutto dipendesse dall’accesso... Assessori e pifferai vari forse però ignorano il motivo per cui negli ultimi decenni sono apparse inferriate davanti ad alcune chiese, dentro e fuori le mura: il degrado. Dovuto prima alla droga e poi all’alcol, ma sempre alla legge dell’arbitrio per cui chiunque si sente in diritto di usare a suo piacimento uno spazio pubblico, anche se sacro (ma Dio è morto dai tempi in cui lo cantavano i Nomadi...), per mangiare, bere, suonare, cantare, ballare, berciare, farsi di coca, pisciare, vomitare. Questa è la realtà che spinse a mettere la cancellata al loggiato di San Paolo. Con il consenso, dell’allora soprintendente. Mettere all’indice quella cancellata ignorando che da tempo la scalinata lì sotto è abbandonata all’incuria è miopia. Pronunciarsi contro la protezione di Santo Spirito senza presentare alcuna cura alternativa è un grave errore. Anzi peggio: è la riprova di un’insopportabile malafede. E curare non vuole dire limitarsi a promettere generici impegni. Significa presentare progetti concreti e precisi, pronti per essere messi in pratica. Altrimenti tacciano. Almeno per un po’ . La riflessione investe naturalmente, e a maggior ragione, anche il soprintendente in carica, che ieri ci ha fatto sapere di essere favorevole a togliere la cancellata al museo Novecento, purché si trovino altri rimedi. Appunto. Dopo una lunga stagione in cui pezzi importanti tra i beni culturali fiorentini sono stati abbandonati alla mercè del popolo dello sballo, sarebbe ben strano dover constatare che la massima carica preposta alla loro tutela dorma sonni agitati per qualcuno che, finalmente, ci vuole mettere una pezza.
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