Pistoia, Museo Marini. E oggi i vertici della Fondazione ridiscutono il trasloco delle opere. Ipotesi nuova sede a Pistoia Corriere Fiorentino 4/3/2020
Pistoia. È tutto frutto di un fraintendimento, le opere di Marino Marini restano a Pistoia. Nessuno ha mai voluto spostare i lavori dell’artista al Museo San Pancrazio a Firenze, semmai si è voluto soltanto valorizzare la sua opera. È la tesi sostenuta dalla Fondazione Marino Marini di fronte al sindaco Alessandro Tomasi lo scorso 27 febbraio durante una riunione in Prefettura, la stessa tesi sarà al centro del Cda in programma oggi alle 13. All’ordine del giorno, «l’opportuna modifica» di un passaggio votato nell’assemblea del 5 luglio 2019. E oggi ci sarà anche un controllo da parte della Soprintendenza di Firenze sull’archivio dell’artista pistoiese.
È questo l’ultimo passaggio di una vicenda iniziata il 26 luglio 2018 quando — scorrendo i verbali del Cda della Fondazione — ci si «chiede come il Museo San Pancrazio (con sede a Firenze, ndr ) possa sopravvivere senza il nostro contributo (che in 10 anni ha superato il milione, ndr ): bisogna essere pronti a ricevere le 62 opere donate da Mercedes (la moglie di Marini, ndr) che torneranno alla Fondazione pistoiese in caso di mancata esposizione». A tutti appare chiaro che il Palazzo del Tau «non potrà accogliere tutte le opere». Il presidente Paolo Pedrazzini sostiene: «Una Fondazione come la nostra non deve essere strettamente legata a Pistoia ma possiamo valutare altre proposte, qualora provenissero da altre città con un bel background turistico/culturale». Tomasi ribatte: rinnoviamo la convenzione tra Comune e Fondazione che si basa «su una delibera del 1998» affinché la Fondazione prenda «in carico le spese delle utenze, manutenzione e sorveglianza» e in cambio abbia «il completo uso degli spazi museali, la caffetteria e possa percepire gli introiti dei biglietti». Il sindaco si mette a disposizione per studiare col Cda un’eventuale sede espositiva. «Il tutto deve essere legato a un piano quinquennale di rinnovamento, rilancio, promozione e valorizzazione di Marino e della sua città», dice Tomasi.
Nel Cda del 23 novembre 2018 un membro spiega che gli «statuti della Fondazione Marini di Pistoia e della San Pancrazio sono obsoleti» e vanno rivisti. Pedrazzini dice che «è necessario armonizzare i due statuti e sottolinea che tenere aperti due musei a distanza di 30 km è un’anomalia. Due soluzioni, dunque: chiudere San Pancrazio e riprendersi le 20 opere per creare un grande museo a Pistoia oppure «fare un unico grande museo a Firenze», posto che a Pistoia rimarrebbe la regia di tutta questa operazione. Alla fine «5 consiglieri sono favorevoli per il Museo a Firenze», il sindaco e un altro membro «sono per Pistoia». Infine «si ripristina il contributo di 140 mila euro al Museo San Pancrazio, col voto contrario del sindaco».
Il 12 marzo 2019 un consigliere precisa che «la Fondazione non è partecipata e pertanto le modalità di gestione non possono essere oggetto di un accordo col Comune», spiegando che la spesa tra Comune e Fondazione per il Palazzo Tau è onerosa. Quanto? «80 mila euro l’anno». Poi si approva a maggioranza la delibera sul possibile trasferimento delle opere da Pistoia a Firenze nonostante il sovrintendente Andrea Pessina rilevi «che dalla lettura dell’atto di donazione e del testamento della fondatrice Mercedes tale trasferimento potrebbe non essere possibile». Tomasi ribadisce: «Le opere restino qua». A fronte di questa decisione c’è anche che «oggi la collezione di Pistoia conta 870 visitatori paganti l’anno, un dato che già solo oggi è indicativo della difficoltà di dare attuazione — dice Pedrazzini — alla volontà della fondatrice (di valorizzare il lavoro di Marini, ndr)».
Nella riunione del 5 settembre scorso la direttrice del Museo dice che «nel 2018 se ne sono avuti 9977». Ma il Cda prende atto della richiesta avanzata da Cda della Fondazione San Pancrazio al Comune di Firenze e al Demanio per la disponibilità degli spazi necessari ad accogliere le Opere di Marino Marini a Firenze e con il solo parere negativo del consigliere Tomasi delibera il trasferimento delle Opere da Pistoia a Firenze». A dicembre il sindaco Tomasi fa un esposto. Lo firma l’avvocato Alessio Colameiciuc e lo indirizza alla Prefettura, che ha il dovere di vigilare sulle Fondazioni. Il 17 febbraio Tomasi va in Prefettura, ci sono alcuni rappresentanti della Fondazione. In particolar modo uno di loro spiega che «non è indirizzo della Fondazione trasferire le opere a Firenze» manifestando al contempo la disponibilità a convocare il Cda per «apportare le opportune modifiche» al verbale del 5 settembre. Tomasi prende atto e spiega che il Comune si impegna a sostenere e a valorizzare l’opera di Marini anche, ad esempio, con l’ampliamento di Palazzo Fabroni, dove tutte le opere del maestro potrebbero essere esposte. Perché da Pistoia non si spostano. Sempre che ci sia una modifica in seno al Cda.
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