L’immensa banca dati della memoria contadina. Dalla «malora» all’Unesco: video e foto raccontano la storia di Langhe Roero e Monferrato Paolo Morelli Corriere della Sera - Torino 20/3/2020
«Per fare il vino serve l’acqua». Sembrava una battuta e, in effetti, ogni volta che Giacomo Oddero pronunciava questa frase non mancava qualche risata ironica, qualche piccola presa in giro. Ma lui, già sindaco di La Morra, era molto serio quando lo diceva, perché il problema più grande del suo territorio era proprio la carenza d’acqua per quelli che, un giorno, sarebbero diventati tra i produttori di vino più apprezzati del mondo. Nelle Langhe, infatti, fino all’inizio degli Sessanta chi produceva il prezioso nettare degli dei utilizzava i pozzi delle proprie tenute o acquistava l’acqua altrove, per poi farsela consegnare. Insomma, non bastava per crescere. L’intuizione fu quella di creare un acquedotto. Dopo un tentativo — che unì La Morra e Verduno — con un pozzo che prelevava l’acqua dall’alveo del Tanaro, si decise di puntare alle montagne sopra Limone Piemonte. Ma era impossibile mettere d’accordo tutti i Comuni della zona, a quel punto si tornò al vino. Dopo diversi incontri accompagnati da una notevole dotazione di bottiglie di Barolo, i vari sindaci diventarono più propensi a trovare un accordo. Fu così che, verso la fine degli anni Sessanta, iniziò a prendere vita l’Acquedotto delle Langhe, che negli anni successivi avrebbe dato la spinta (insieme ad altri importanti avvenimenti) allo sviluppo del territorio. «Per avere l’acqua — scherza ancora Oddero, che oggi ha 94 anni — serviva il vino».
Questa storia è stata raccolta da Marcello Pasquero, direttore di Radio Alba, che con il fotografo Bruno Murialdo e l’imprenditore Claudio Rosso (nome importante del settore vitivinicolo ed editore di Radio Alba) ha dato vita alla Fondazione Radici, costituita ad Alba. «Un paio d’anni fa — racconta Rosso, nominato all’unanimità presidente della fondazione — abbiamo iniziato a fare interviste, fotografie e video. Siamo partiti dal mondo vitivinicolo e ci siamo allargati ad altri, poi sono state coinvolte le aziende, come Ferrero, Miroglio, Egea (ma i fondatori sono molti di più, ndr), e grazie al presidente di Atl Langhe Roero Monferrato, Luigi Barbero, abbiamo ritenuto che la formula migliore fosse creare una fondazione».
Il lavoro proseguirà e intanto sono già state raccolte oltre cinquanta interviste a personaggi del territorio, corredate da foto e video in alta qualità. Un vero patrimonio di memoria. «Purtroppo questi sono giorni difficili — aggiunge Rosso — ma il nostro sarà un buon proposito quando ripartiremo. Cerchiamo di essere comunque attivi e un paio di soci stanno già raccogliendo informazioni sull’influenza asiatica del 1958».
La sede della fondazione è nel Castello di Grinzane Cavour, ma Marcello Pasquero, che di Radici è anche direttore, sogna di aprire in futuro altre sedi ad Asti, Alba, Bra e Casale Monferrato. «Mi piacerebbe avere luoghi fisici dove i ragazzi andranno a studiare — spiega — perché un giorno un ragazzo possa digitare su un computer il nome di Giacomo Oddero e trovare tutto ciò che è stato scritto su di lui».
Il senso dell’operazione è la conservazione della memoria storica del territorio di Langhe, Roero e Monferrato affinché si possa ricordare come questo territorio, in meno di sessant’anni, sia passato dalla «malora» descritta da Beppe Fenoglio al riconoscimento Unesco. Dalla Malora all’Unesco è proprio il nome del progetto iniziale di Rosso, Pasquero e Murialdo che poi ha portato alla nascita dela Fondazione Radici. «Siamo passati dalla zona più povera del Piemonte alla più ricca — aggiunge Pasquero — ma è stato fatto un grande lavoro di squadra. È stata fondamentale, ad esempio, la Ferrero quando ha istituito le navette per andare a prendere i dipendenti nei paesi in Langa, questo ha evitato lo spopolamento di quelle terre, che gli abitanti hanno continuato a coltivare. È una storia corale che va raccontata, noi abbiamo appena iniziato».
Una storia fatta di volti, personaggi, gruppi, progetti che hanno coinvolto diverse realtà e che hanno portato, come è noto, al riconoscimento Unesco. «È stato dato — conclude Pasquero — ai paesaggi vitivinicoli, quindi a una storia di persone che insieme hanno permesso a questo territorio di diventare ciò che è oggi». |