All’Unesco la «foto» dell’acqua alta. Fondazione Cini, 5 milioni di danni Camilla Gargioni Corriere del Veneto 25/3/2020
Distrutto il 50 per cento delle piante di bosso del chiostro. Impianti ko a Grimani e Ca’ Pesaro
VENEZIA.Tutti gli edifici e le istituzioni culturali simbolo di Venezia raccolte in una lunga lista, catalogate per danni subiti e interventi necessari al ripristino funzionale dopo l’acqua alta eccezionale dello scorso novembre.
La lista è stata fornita dal Mibact (ministero per i beni e le attività culturali) come materiale integrativo ai tre commissari Unesco, Bernhard Furrer, Réka Viragos e Tobias Salathé, che a fine gennaio hanno portato a termine l’«advisory mission» a Venezia. La commissione, di cui ancora si attende il report, è stata in città fino al 31 gennaio per stabilire se Venezia entrerà nella black list dei siti in pericolo o verrà riammessa in quella dei luoghi tutelati adeguatamente. La decisione era stata rinviata lo scorso luglio, dopo il dossier inviato da Brugnaro e l’annuale assemblea mondiale a Baku, concedendo tempo per far pervenire lo stato di avanzamento dei lavori per alleviare la pressione turistica, ambientale e delle grandi navi.
Nell’aggiornamento del dossier inviato dall’Italia e da Venezia a gennaio, c’è anche la lista dei beni culturali con i maggiori danni. Tra tutti spicca la Fondazione Cini, sull’isola di San Giorgio, che stima i danni causati dall’acqua alta per una cifra che supera i 5 milioni di euro: compromissione del pavimento in rovere degli anni Cinquanta, con distacchi e sollevamenti del sottofondo, tanto che alcuni palchetti risultano irrecuperabili in Sala Capriate, danni dovuti alle forti raffiche di vento, con distacchi e caduta di coppi dei tetti, danni a murature e intonaci e perdita del 50 per cento delle piante di bosso del chiostro, per citarne alcuni. Per la Basilica di San Marco, che è stata invasa dall’acqua alta per più di venti giorni consecutivi per un’altezza di circa 125 centimetri in corrispondenza del nartece, per circa 40 in corrispondenza della pavimentazione della chiesa e la cui cripta è stata completamente sommersa, è presente solo il costo per l’intervento di messa in sicurezza: poco meno di 4 milioni di euro. Si aggira attorno ai quattro milioni di euro la cifra necessaria per ripristinare la Fenice, dove sono già stati investiti 600 mila euro per i primi interventi: i danni al teatro si sono concentrati nei locali interrati, che l’acqua salmastra ha invaso per oltre un metro di altezza, compromettendo l’impianto antincendio, gli impianti idrici e l’impianto di depurazione. Stima di 600 mila euro poi per il museo di Palazzo Grimani, dove l’acqua ha danneggiato l’impianto elettrico che, andando in black-out, non ha poi consentito la messa in funzione del sistema di pompaggio. Altro museo particolarmente colpito Ca’ Pesaro, dove c’è stato un principio d’incendio, ma la documentazione insufficiente non ha consentito la quantificazione dei danni. Tra le chiese, molto danneggiata è la Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello, dove risultano in corso gli approfondimenti diagnostici e la redazione dei progetti per interventi di manutenzione sugli apparati di rivestimento marmoreo, le sculture, le cortine murarie in mattoni, il portale storico in legno e la verifica della tenuta del manto di copertura. Presenti nella lista anche gli edifici storici dei licei e delle università veneziane, oltre alle biblioteche. Noti i danni subiti dalla Querini, che tra opere dell’Ottocento e Novecento e riviste e periodici, stima 170 mila euro per il recupero dei volumi grazie a una ditta specializzata bolognese. Alla Marciana, invece, sono stimati più di 340 mila euro di ripristino funzionale.Le cifre indicate nella lista, presenti solo per alcuni edifici, e gli interventi attuati fanno riferimento al mese di gennaio 2020, e per le quali è stato chiesto contributo ai fondi del Commissario delegato. La settimana scorsa sono arrivati gli 80 milioni per i danni denunciati da cittadini, imprese e enti pubblici.
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