Anteprima sul web, il Mann svela i depositi. E torna la tavola degli antichi pompeiani Natascia Festa Corriere del Mezzogiorno - Campania 8/4/2020
Quando si insediò — era il 2016 — Paolo Giulierini disse che avrebbe voluto connettere il Mann, di cui era appena diventato direttore, con i quartieri della città. Ora, durante l’emergenza sanitaria, il Museo Archeologico si connette con tutte le case, nella dimensione extraterritoriale del web. Saltate le vacanze di Pasqua, che con ogni probabilità avrebbero rinnovato le lunghe file all’ingresso già viste negli anni scorsi, il programma del Mann per queste strane feste si declina sulla nuova modalità. Ma il distanziamento sociale non è distanziamento culturale.
«I musei sono chiamati oggi a una sfida speciale — dice Giulierini — che va oltre la divulgazione: curare con l’arte e la bellezza il nostro spirito, mantenere vivo il rapporto con la loro comunità e naturalmente lavorare per il futuro. Grazie ai social e alla digitalizzazione il Mann sta tenendo vivo il suo dialogo con Napoli e il mondo, diffondendo contenuti originali e approfondimenti tematici».
Con alcuni must. «Il pensiero non può che andare all’indimenticabile primavera del 2019 - dice - e alla grande mostra Canova e l’antico che fu una festa per tutta la città, ma la motivazione in tutti noi resta la stessa di quei giorni. Per le festività abbiamo scelto di condurvi in un inedito viaggio nei nostri depositi e di raccontare la tavola dei pompeiani». Cucinato apposta per la Pasqua il cyber percorso sull’alimentazione ripropone online la mostra Res rustica. Archeologia e botanica nel 79 d.C . Grazie al dipartimento di Agraria dell’Ateneo federiciano, troveremo anche un menu latino a base di grano, principe delle pastiere, e di mandorle, immancabili sulla colomba. Di questo agri-segmento fa parte anche la ricostruzione in 3D dell’Efebo di via dell’Abbondanza che, trasformato in lampadoforo, illuminava luculliani banchetti.
Dalla «sala da pranzo» ai sottotetti. I depositi del Mann, pur nascosti ai più, sono diventati un luogo dell’immaginario grazie alla definizione che ne diede un predecessore di Giulierini, l’archeologo Giuseppe Maggi, l’uomo che per primo si trovò faccia a faccia con gli ercolanesi in fuga dal porto durante l’eruzione. Maggi battezzò i depositi Sing Sing come il carcere di massima sicurezza di New York. E si intitola infatti Sing Sing. Il corpo di Pompei la mostra fotografica di Luigi Spina di cui si offrirà un’anteprima virtuale: da casa entreremo nelle prime dodici celle dell’ala pseudo-carceraria, alla scoperta di lucerne, candelabri, vasellame e bronzi. Il trailer ricostruisce il processo di analistilosi (ricomposizione delle strutture) ed è una preview di «Sing Sing». I lavori sulle coperture dell’edificio hanno avviato la catalogazione dei reperti e lo svuotamento, pulitura, installazione di nuovi impianti di illuminazione negli ambienti che presto saranno fruibili da piccoli gruppi guidati.
Nel Vecchio Sing Sing vedremo oggetti della vita quotidiana nelle città vesuviane, la raccolta Borgia e materiali tratti da campagne di scavo ottocentesche nelle necropoli dell’Italia meridionale; nel Nuovo Sing Sing oggetti dalla collezione Spinelli e altri frutto di sequestro.
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