«Castello di Pergine, decisioni solo in mano al cda» E. Fer. Corriere del Trentino 9/4/2020
Affondo di Marini (M5S) sullo statuto della Fondazione. Il presidente Anderle: la partecipazione c’è
Trento. Ventuno mesi e ventidue giorni: questo il tempo trascorso dal lancio della proposta di acquisizione popolare del castello di Pergine all’atto di compravendita che ha di fatto messo le chiavi del maniero della famiglia Oss, proprietaria del bene dal 1956, nelle mani della Fondazione CastelPergine Onlus, nata dal comitato costituitosi il 14 aprile 2017 per fare in modo che il castello appartenesse alla comunità. Su quella Fondazione, e in particolare sul suo assetto societario e sulla qualità della partecipazione popolare alla base del progetto originario, ha puntato un faro il consigliere provinciale del Movimento 5 stelle Alex Marini. Ma il presidente Carmelo Anderle si difende: «Se la Fondazione ha oggi questa forma è per i vincoli che ci ha posto la Provincia».
Piazza Dante, infatti, il 23 agosto 2018 ha concesso un contributo di 1.846.300 euro alla Fondazione per consentire l’acquisto del castello, al quale si sono poi uniti quello del Comune di Pergine e della Cassa rurale Alta Valsugana (100.000 euro ciascuno). Accanto a queste risorse i 687.822,6 euro (alla data del 5 marzo) frutto del contributo di 850 sottoscrittori tra cui 71 associazioni, enti, aziende e 779 privati cittadini.
Marini, con un’interrogazione nella quale ripercorre la vicenda, si sofferma in particolare su alcuni aspetti: «Nella bozza di Statuto della costituenda Fondazione che avrebbe dovuto gestire il compendio immobiliare predisposta dal comitato Castel Pergine nel 2017 si conferivano ampi poteri all’assemblea di partecipazione — scrive — che oggi risultano essere stati tutti concentrati nelle mani del consiglio di amministrazione, in antitesi con i valori democratici che venivano proposti nella bozza». Per Marini, inoltre, si registra «un’atrofizzazione dello spirito e dell’entusiasmo che contribuirono al decollo dell’iniziativa collettiva, ciò anche per effetto della assenza di assemblee svolte con i sottoscrittori». Infine il consigliere pentastellato si interroga sulla correttezza della struttura societaria adottata, chiedendo se sia giusto che «la Fondazione, che ha acquisito la qualifica di Onlus, controlli il 100% della srl sociale (la Sviluppo Castelpergine srl impresa sociale, ndr ), che a sua volta possiede il 100% della srl commerciale (la Castel Pergine srl, ndr), e nelle tre società le cariche sociali siano ricoperte dalle stesse persone».
Il presidente Carmelo Anderle mette le mani avanti: «Non voglio fare polemica» dice. Ma non si sottrae ad alcune precisazioni: «Avevamo redatto una bozza di statuto in vista della riforma del Terzo settore — sottolinea — ma poi siamo stati costretti a rivederla introducendo modifiche per venire incontro alle richieste e alle esigenze della Provincia e dell’Agenzia delle entrate». «Noi avevamo proposto di dare in gestione la Castel Pergine srl (che si occupa, fra le altre cose, della conduzione dell’albergo e del ristorante del castello, ndr ) a una ditta esterna che ci pagasse l’affitto — continua Anderle — ma la Provincia si è opposta, sostenendo che la Fondazione doveva essere in grado di gestire in proprio la struttura. L’unica proposta accettata è stata la costituzione della Sviluppo CastelPergine srl impresa sociale per evitare che eventuali pendenze della vecchia Castel Pergine potessero ricadere sulla Fondazione. In quel momento abbiamo fatto tutto il possibile, con la prospettiva di cambiare lo statuto non appena fosse pronta la norma sul Terzo settore». Anderle respinge al mittente anche l’accusa di una mancata partecipazione: «Prima che il coronavirus bloccasse tutto abbiamo allestito la mostra di scultura di Lois Anvidalfarei in una sola settimana grazie al lavoro di tantissimi volontari — sostiene — e nell’intera operazione il contributo del volontariato è stato enorme e va sottolineato». |