Una piattaforma in cinque punti per salvare le aziende turistiche M.F. Corriere Fiorentino 10/4/2020
Lettera al governo dalle città d’arte. L’assessore Del Re: «Subito aiuti»
Il tavolo per la crisi del settore turistico è già previsto nel decreto «Cura Italia», già in discussione. Ma le città d’arte (compresa Firenze) lanciano l’allarme al ministro dei Beni culturali e Turismo Dario Franceschini: per loro, il turismo è stato tanta delizia (molte risorse in più a partire dalla tassa di soggiorno, posti di lavori, tante imprese nate nella filiera) e qualche croce, più o meno pesante, legata all’overtourism. Ora i turisti ritorneranno chissà quando e chissà quanti, mentre le risorse, i posti di lavoro, un intero pezzo di economia è praticamente stato cancellato, ferito, azzoppato. Per questo gli assessori al Turismo delle principali 14 città per volumi e importanza di flussi (finora) hanno scritto al governo per chiedere 5 interventi per affrontare il dopo coronavirus e la possibile ripartenza economica ma anche culturale, nonché per le casse comunali.
L’obiettivo, spiega l’assessore fiorentina al Turismo Cecilia Del Re, è che «nel prossimo decreto si intervenga con misure volte a sostenere le imprese e i lavoratori di questo settore, che per primo è entrato in crisi a causa dell’emergenza sanitaria in atto e che presumibilmente per ultimo vedrà una ripresa». Un sostegno ad aziende e dipendenti, perché l’attività riparta e vada rimpinguare i bilanci dei Comuni: dei 150 milioni di euro che probabilmente mancheranno alla fine dell’anno a Palazzo Vecchio, 75 sono provengono dal turismo, dalla tassa di soggiorno ai musei.
Le 14 città (oltre a Firenze, tutte le grandi città d’arte come Venezia, Roma, Milano, Palermo, ma anche Ancona, Cagliari e Bologna) lanciano una piattaforma di 5 punti.
In primis, un sostegno diretto alle imprese ed ai lavoratori autonomi della filiera turistica, con cassa integrazione fin da subito prevista per 12 mesi (estesa a tutti, fino alle guide ed ai bagnini ed alle cooperative), identico periodo per diversi incentivi fiscali e «una attenzione massima alle piccole imprese artigiane e a tutte le professioni specificatamente legate alle tipicità di un territorio che rendono eccezionale e unico il nostro Paese ma che vivono anch’esse dell’indotto derivante dai flussi turistici». Poi, un grande piano di comunicazione del «brand Italia», che si rivolga «in prima battuta dovremmo puntare sul turismo di prossimità e nazionale». Perché è chiaro che saranno i viaggiatori interni i primi a ripartire. Poi, terzo punto, detrazioni fiscali per chi viaggia: «Detraibilità totale per i prossimi due anni delle spese sostenute, con accezione in senso esteso, per il turismo in Italia». Una scelta che riuscirebbe anche a toccare settori organizzati, come le scuole per esempio. Poi, un fondo straordinario che possa rimpiazzare l’equivalente, almeno, delle entrate della tassa di soggiorno, per «continuare ad investire per sostenere i trasporti e la manutenzione delle città, e per un sostegno all’industria turistica locale oggi in grave crisi». E infine, un intervento sia per il pubblico che per le imprese che investano su «infrastrutture, tecnologia e proposte di viaggio che siano compatibili con il tema della sicurezza» e turismo sostenibile. |