Perché è giusto poter tornare fra gli scaffali David Allegranti Corriere Fiorentino 12/4/2020
Il presidente del Consiglio Beppe Conte, nel tentativo di distogliere l’attenzione dal fatto che ci sono poche idee ma confuse su fase 2, 3 e successive si è limitato ad attaccare l’opposizione in diretta televisiva (non un granché come opposizione, beninteso) e a dire che martedì riapriranno le cartolibrerie e le librerie. Ora, «i libri sono essenziali?», si chiede Foreign Affairs in un pezzo sulle chiusure in Francia, dove le librerie hanno il bandone tirato giù da settimane, come da noi. Il problema è che più passa il tempo e più è complicato individuare la linea fra l’essenziale e l’inessenziale. Ciò che poteva non sembrare essenziale all’inizio, dopo quaranta giorni lo diventa. Anche perché la rigidità dei codici Ateco che individuano le attività economiche non tiene conto delle filiere di produzione. Dietro un libro, non c’è solo lo scrittore ma l’editore, lo stampatore, il distributore. E ci sono anche le librerie. Le grandi catene ma anche le librerie indipendenti. Quindi nel porsi la domanda sull’essenzialità bisogna tenere conto anche del contesto.
D’altronde, se uno può andare dal tabaccaio a farsi del male perché non può andare a comprare un libro, rispettando le distanze e indossando la mascherina come si fa al supermercato? Oltretutto, finora non sono state chiuse soltanto le librerie fisiche; gli editori hanno smesso di pubblicare novità e i magazzini di colossi come Amazon hanno fermato ogni rifornimento, dunque anche comprare online è diventato complicato. Sì, ci sono gli ebook, che in Italia hanno raddoppiato le vendite in queste settimane, ma non bastano perché sono comunque una quota piccola del fatturato delle case editrici.
Sicché, si potrà essere contrari alla riapertura delle librerie ma non si può essere contrari alla vendita di libri attraverso altri canali. Il problema è che i codici Ateco non permettono questa flessibilità o queste apparenti sfumature (non lo sono, c’è tutto un mondo che ruota attorno a singoli commerci), perché non tengono conto delle differenze di produzione e distribuzione. Basta vedere che cos’è successo quando il decreto del governo ha stabilito che tutto ciò che rientra sotto il codice 41.20.00 sulla costruzione di edifici residenziali e non residenziali era da bloccare: si sono fermati i cantieri per la costruzione degli ospedali. Non serviranno adesso, ma fra uno-due anni sì. Naturalmente, la riapertura delle librerie va problematizzata. E qui si torna al discorso iniziale. Conte potrà pure attaccare l’opposizione per distogliere l’attenzione ma le domande sul «come» riaprire il resto sono ancora inevase. |