Riapriamo le librerie consapevoli del nostro ruolo Romano Montroni* Corriere di Bologna 14/4/2020
*Romano Montroni Presidente del Centro per il libro e la lettura
Finalmente, oggi le librerie riaprono in (quasi) tutta Italia. Finalmente, grazie alla sensibilità del ministro Franceschini e alle pressioni di molti intellettuali, la politica ha dato un riconoscimento simbolico al libro: autorizzando la riapertura, gli ha conferito uno status di bene necessario. In risposta alle prime polemiche, vorrei precisare che stare aperti non è un obbligo ma una possibilità; l’unico dovere è, una volta che si riapre, rispettare con scrupolo le misure di sicurezza previste dalla legge, per tutelare i clienti, i dipendenti, se stessi. Inoltre, riaprire le librerie non credo porterà a «trasgressioni» più frequenti: supermercati e tabaccai aperti davano già agli irresponsabili la possibilità di trasgredire moltiplicando le uscite invece di attenersi a quelle indispensabili; di certo, invece, tanti lettori potranno in modo ordinato e corretto (tra l’altro, indossando i guanti usa e getta che troveranno all’ingresso) tornare a scegliere libri da tavoli e scaffali. Da libraio di lunghissimo corso sono contento: la sola idea delle librerie che riaprono le porte mi allarga il cuore, non solo perché è un primo passo verso una cauta normalizzazione ma anche perché mi sembra importante ribadire centralità e ruolo della libreria fisica, prima che nuove abitudini di consumo (librerie online, supermercati ed ebook) si consolidino al punto da prendere il sopravvento. Fino a prima del lockdown, comprare su internet o al supermercato o leggere un ebook erano attività complemen-tari rispetto all’acquisto in libreria e alla lettura del libro di carta: sono esperienze diverse che non si escludono a vicenda. Ma con le librerie chiuse — e finché i librai indipendenti non si sono attivati con ordini via telefono, mail e Whatsapp e consegne attraverso rider e corrieri — le librerie online erano diventate il principale canale per procurarsi «in carta e inchiostro» un libro uscito da poco o quel certo titolo che non avevamo fatto in tempo ad acquistare; e l’ebook rappresentava l’unica alternativa. Per quanto riguarda le misure di sicurezza, i librai che hanno deciso di riaprire non dovranno inventare niente: ci sono direttive precise da seguire. Le norme sul distanziamento sociale richiamano alla mente immagini di librerie «pre-Giangiacomo Feltrinelli» (spazi poco frequentati in cui si andava solo per fare un acquisto, con un libraio dietro un bancone) anziché quelle delle librerie che amiamo e frequentiamo, dove si va non solo per comprare ma anche per sfogliare, guardare, incontrarsi Ma dobbiamo essere ottimisti e guardare avanti, dunque di considerarla una fase transitoria che ci aiuterà a tornare – speriamo il prima possibile – alla normalità che conosciamo. Per questo oggi i librai sono chiamati ad attivare tutte le loro risorse in termini di competenza e fantasia, persino più di prima; e non dovranno scoraggiarsi se, almeno all’inizio, la risposta dei clienti dovesse essere meno positiva di quanto si aspettavano. Impariamo a sorridere con gli occhi, da sopra la mascherina, al cliente che entra, magari dopo aver fatto la coda, e che dunque merita più che mai di trovare un libraio disponibile, vivace e cortese, una libreria ordinata, tavoli di proposte interessanti. E se non ci sono novità, o ce ne sono poche, pazienza! Impariamo a far fruttare quello che abbiamo in casa, puntando sulla pratica di evidenziare le proposte con brevi recensioni su cartellini scritti a mano, e sull’assortimento: non a caso, in queste settimane i nostri scrittori hanno consigliato di riscoprire titoli dimenticati, o classici. L’anomalia che stiamo vivendo dovrebbe portare i librai a riflettere molto seriamente sul loro lavoro e sul loro ruolo all’interno della comunità: oggi più che mai, la lettura di un libro può segnare l’inizio di una nuova era nella vita di un lettore. Già nel 1468 il cardinale Bessarione scriveva al doge veneziano Cristoforo Moro: «I libri sono pieni delle parole dei saggi, degli esempi degli antichi, dei costumi, delle leggi, della religione. Vivono, discorrono, parlano con noi, ci insegnano, ci ammaestrano, ci consolano, ci fanno presenti ponendole sotto gli occhi cose remotissime dalla nostra memoria. Tanto grande è la loro dignità, la loro maestà e infine la loro santità, che se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato». Inoltre, non trascurerei il fatto che – specie per chi vive solo – un libro può trasformare una serata malinconica in un tempo di raccoglimento, riflessione, divertimento. La consapevolezza di aiutare gli altri a intrattenersi in modo piacevole e interessante in un momento in cui il nostro orizzonte fisico si è ristretto dovrebbe infondere grande motivazione in chi lavora in libreria. Dunque, se è fondamentale che la politica presti attenzione a tutta la filiera (editori, promotori, distributori e librai), assicurandole i giusti ammortizzatori per resistere alla crisi e superarla, noi dobbiamo moltiplicare gli sforzi per ricostruire il nostro mondo di prima, meglio di prima: anche attraverso la vendita di un libro. E allora, come si dice per mare, pari avanti tutta!
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