Firenze. Librai in ordine sparso. «Finalmente un bagliore». «Macché, è solo retorica» Edoardo Semmola Corriere Fiorentino 14/4/2020
Chi vuole riaprire, chi non ci pensa neppure, chi non subito, chi in parte. La prima svolta dopo il lockdown di marzo ha coinvolto librerie e librai: da oggi si può tirar su il bandone — al netto dell’ordinanza del governatore Rossi — dopo oltre un mese di attesa. Quasi tutti d’accordo sul definire il decreto di riapertura «un contentino», ma divisi sul da farsi.
A Firenze soprattutto il fronte è spaccato. A iniziare dalle grandi catene in zona Duomo: Libraccio riapre «con un turno unico 9-18 in modo da muovere meno lavoratori possibili», mascherine, guanti e protezioni nei punti info, doppie pulizie quotidiane e distanziamento sociale. Mentre Feltrinelli non ha ancora deciso: sarà la centrale a Milano a dettare le regole per tutti. Riapre sicuramente la libreria Alzaia dell’Istituto Stensen e la Tatatà in Santo Spirito: «È necessario evitare il panico — spiegano — affrontare quel che resta di questa storia col sorriso, ma è impossibile essere del tutto sereni». Accettano ma attaccano: «Il fatto che il Governo abbia confermato l’utilità dei libri non ci fa caldo né freddo: c’è della buona dose di retorica, ma esserci è comunque una possibilità che non andrebbe rigettata in nome di questioni di principio». Riapre anche la Salvemini , nell’omonima piazza al 18: «Finalmente il primo bagliore di luce». E la Marabuk di via Maragliano: «Condividiamo le perplessità di chi vuol rimanere chiuso ma riapriamo — dice Vincenzo Noce — o perlomeno cerchiamo di farlo». PuntiFermi in via Boccaccio, alle Cure, sarà operativa solo al mattino. La On the Road , specializzata in libri di viaggio, in via Vittorio Emanuele II 32 a/r (piazza Giorgini) continua la consegna di libri a domicilio.Tra quelli che non intendono riaprire di sicuro c’è la Brac di via de’ Vagellai, perché il suo punto forte è il ristorante, e la Todo Modo di via de’ Fossi, che preferisce lo sportello «su appuntamento». La Piccola Farmacia Letteraria (via di Ripoli) ribadisce la sua contrarietà: «No per il momento non riaprirò la libreria, per senso di responsabilità verso tutti». Anche la Cuculia , via de’ Serragli 3 rosso, rimane chiusa con servizio a domicilio anche per la somministrazione di cibo e bevande.
Ma ci sono anche le vie di mezzo. La Nardini delle Murate per esempio. Spiega il direttore Ennio Bazzoni: «Apriamo domani e poi ogni due giorni, nel pomeriggio, e lanciamo un piccolo concorso. Crea e porta la tua autocertificazione e vinci un libro: Vado al Nardini Bookstore per...». Le Giunti al Punto fanno sapere che «riapriremo nel prossimo periodo, in un tempo ragionevolmente breve: sono previste approfondite opere di sanificazione».
A Pisa dalla libreria Tra le Righe il direttore scrive: «Non c’è un singolo punto del decreto che mi trovi minimamente d’accordo, “ma vorrei darmi una possibilità». A Lucca resta chiusa la Ubik di via Fillungo, principale via del commercio cittadino. Riapre invece Il collezionista di piazza San Giusto. Per il proprietario Dante Pieroni è un «piccolo segnale di speranza e di rinascita culturale, un primo passo verso un lento ritorno alla normalità». A Pistoia discutono tra loro. Nel senso che cercano una posizione unitaria, anche se è difficile. A Lo Spazio di via dell’Ospizio sono contrari: «Proviamo forse a gestire la libreria con lo sportellino su appuntamento», come la Todo Modo. Perché «agevola l’acquirente e anche il libraio”» Anche la Cino non riapre ed ha due dipendenti in cassa integrazione. La Farnheit 451 forse solo la mattina ma devono ancora decidere. «Ci sentiamo di continuo tra noi per decidere una strategia unitaria», spiegano da Lo Spazio. A Siena la storica Libreria Senese in via via di Città 62 riapre e festeggia questa come «una giornata indimenticabile dopo 40 giorni». Anche la Palomar all’imbocco di Piazza del Campo riapre. Come la Becarelli , sia pure con restrizioni di orari. A Livorno , Mondadori rimanda di 24 ore. La Ubik invece si prende tempo per decidere. Infine Prato non ha una tradizione di librerie indipendenti: Feltrinelli e Giunti coprono quasi tutto il mercato, e si rifanno alle decisioni centrali. |