E Siena riparte dal restauro delle sue porte Giulia Maestrini Corriere Fiorentino 14/4/2020
Subito 150 mila euro per gli arredi di ferro e di legno delle prime tre: «Pezzi della nostra anima»
SIENA. «Cor magis tibi Sena pandit» c’è scritto su Porta Camollia, Siena ti apre un cuore più grande (della porta che stai attraversando): non solo memoria storica, ma promessa di accoglienza a cui i senesi sono, ancora oggi, legati.
Non è forse un caso, allora, che per guardare al futuro e al tempo stesso rafforzare il legame con l’identità, Siena decida di ripartire proprio dal restauro delle sue porte. La giunta comunale, infatti, ha appena deliberato il primo dei due interventi di manutenzione delle porte inseriti nel Piano triennale dei lavori pubblici: 150 mila euro subito per Porta San Marco, Pispini e Laterina, altri 125 mila nel 2021 per le altre, Ovile, Tufi, Romana, Camollia e Antiporto di Camollia che sono meno danneggiate e, quindi, meno urgenti. «Siamo partiti da quelle che presentavano maggiori criticità — spiega l’assessora ai lavori pubblici, Sara Pugliese — come San Marco che lo scorso ottobre era stata danneggiata ulteriormente dall’urto di un autobus. Vogliamo evitare che accada come con Porta Camollia, in passato lasciata troppo a lungo senza manutenzione fino a marcire. I senesi sono legati al loro territorio e alle porte che ancora oggi rappresentano l’accesso alla città: il nostro indirizzo è quello di tutelare, con queste, anche la storia e l’anima di Siena».
Per adesso la giunta ha approvato il piano di fattibilità tecnica ed economica del primo lotto e gli uffici lavorano per implementare la progettazione così che, quando i cantieri saranno sbloccati dopo l’emergenza Coronavirus, si potrà lavorare rapidamente. «Nel nostro piano iniziale — aggiunge Pugliese — i lavori a Porta San Marco sarebbero dovuti terminare a metà giugno, Laterina e Pispini entro l’autunno: adesso, però, è tutto da rivedere». Nella cerchia più esterna delle mura medievali che ancora cingono Siena, si aprono oggi nove porte (ma nelle variazioni urbanistiche, attraverso i secoli, se ne sono contate circa 40): le parti murarie sono di proprietà del Demanio dello Stato, mentre i manufatti lignei e gli elementi in ferro sono competenza del Comune e sono quelli più danneggiati dall’usura del tempo, il traffico, lo smog, gli agenti atmosferici . «Necessitano di cura e manutenzione — conclude l’assessora — perché possano preservare la loro integrità e il valore storico, urbanistico ed antropologico». Dove possibile i lavori dovrebbero essere realizzati sul posto.
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