Se la bellezza ci salva. «Progettare il futuro partendo dalla natura» Sara D'Ascenzo Corriere del Trentino 18/4/2020
Un autore (Bianchi), un fotografo (Gruzza) e il manifesto contro degrado e sfruttamento
«La bellezza ci salverà». Sembra difficile crederlo in questi giorni di forzato isolamento in cui ci ritroviamo costretti a coltivare un po’ sciattamente le nostre esistenze, eppure il mondo, là fuori, ci attende col suo potere salvifico. Ne sono convinti i trentini Andrea Bianchi, scrittore, e Alessandro Gruzza, fotografo di natura. È proprio partendo dalle suggestioni della natura e del nodo del rapporto dell’uomo con la realtà che i due hanno lanciato «Il movimento della bellezza», una chiamata alla resistenza attiva al degrado delle esistenze, compromesse dallo scontro col virus e incapaci di progettare un futuro che non sia dettato «dall’assoluta necessità». È nato così un portale raggiungibile all’indirizzo jointhebeautymoviment.com , disponibile in italiano, inglese e spagnolo, dal quale si può cominciare ad aderire al «movimento della bellezza» iscrivendosi a una newsletter. Quanto avverrà poi ce lo racconta Bianchi, autore di La via del freddo alla felicità e convinto sostenitore della vita a piedi nudi.
Com’è nato il progetto?
«Da tempo con Alessandro Gruzza riflettevamo per dare un contributo a vivere mettendo al centro la natura. Entrambi siamo sensibili al tema: io per quello che scrivo, lui per quello che fotografa. Un suo scatto delle Dolomiti qualche anno fa ha vinto un premio del National Geographic, a dimostrazione del fatto che la vera bellezza è anche sulla porta dell’uscio. Ed è proprio quella che si vede nello slide-show che si apre quando si va sul sito: quando l’ho visto mi è venuto spontaneo scrivere il testo che accompagna la visione del video: parla al cuore delle persone che soffrono per quello che stiamo vivendo ora».
Qual è lo scopo del vostro progetto?
«L’idea è risvegliare la coscienza delle persone che già sono sensibili a queste tematiche. Dobbiamo pensare alla nostra tutela, ma anche a uno sviluppo che sia compatibile con la bellezza e la natura. La natura non è un parco protetto dove farsi le passeggiate, l’uomo ci è dentro. Quello che è in crisi è il nostro rapporto con la terra. Le ipotesi su come si possa essere sviluppato ci fa capire come si siano sconvolti gli equilibri e la nostra reazione ci fa vedere quanto siamo fragili, con pochissima capacità di resilienza collettiva e individuale. Quella che stiamo vivendo è un’emergenza, ma dobbiamo capire e curare di più il nostro sistema immunitario».
Ora siamo chiusi in casa in isolamento...
«Il distanziamento e il lockdown erano necessari in una prima fase, ma non può essere sostenibile a lungo termine, bisogna avere individui forti e sani, che seguono uno stile di vita fatto di moto, attività fisica, rapporto con gli elementi naturali. Io teorizzo da sempre la necessità di vestirsi leggeri... figurarsi se posso pensare alla mascherina come indumento necessario per uscire!».
In alcune regioni è già così.
«Quello che mi preoccupa è lo stato mentale che porta a considerare la mascherina come l’incarnazione del rimedio, più che l’obbligo in sé. In un luogo chiuso è un discorso, ma obbligare a usarla in luogo aperto mi pare vada in direzione contraria allo stare bene. Non si sta mettendo sufficientemente al centro la capacità dell’individuo di reagire».
In questa prima fase avete ricevuto tante mail di risposta. Ora cosa succede?
«Dopo la spinta emozionale prepariamo un documento di vision sui principi del progetto grazie al coinvolgimento di quanti — e sono tanti — ci stanno rispondendo. Avremmo potuto partire in modo più funzionale, ma abbiamo deciso di partire puntando sulle emozioni, dando però al progetto un respiro internazionale».
Perché celebrare proprio la bellezza della natura?
«Perché parla un linguaggio universale: qualsiasi persona rimane estasiata di fronte ai fenomeni della natura, indipendentemente dalla propria cultura. Dobbiamo recuperare la connessione con la natura».
Poi ci sarà un’altra fase.
«Certo, poi si passerà alle soluzioni concrete, trovando spazio per progetti, dall’economia all’ecologia fino alla politica. Il nostro manifesto deve diventare un mezzo per fare rete e avviare nuovi progetti. E penso sia possibile avviare attività economiche nuove sulla base di questi principi».
Per un animale sociale come lei, però, è difficile pensare che tutto resti solo sul web.
«Torneranno workshop e incontri. Dall’autunno. La gente ora è spaventata dai rapporti umani. Lavoreremo anche su quello. Sarà fondamentale tornare a camminare a piedi nudi, anche fuori di casa».
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